La Fed aveva la necessità di fornire ai mercati una comunicazione rassicurante, e su questo fronte Powell non ha deluso. È stato capace di rassicurare gli investitori sulla discesa dell’inflazione al target del 2% e anche sulla crescita, ribadendo che l’economia è solida. Anche le previsioni sul mercato del lavoro restano positive, con una disoccupazione attesa in salita ma non molto superiore al 4%. La Fed ha fatto quanto i mercati si aspettavano, nella comunicazione e nell’azione.
Fed, dopo il maxi-taglio dei tassi il soft landing è più probabile
La banca centrale Usa ha tagliato i tassi di 50 punti base, mentre il presidente Powell ha rassicurato sul fronte di crescita e inflazione. Se il soft landing previsto dalla Fed si materializza, può tornare un contesto goldilocks, favorevole a tutti gli asset.
La Federal Reserve non ha deluso. Dopo le parole del presidente Jerome Powell a Jackson Hole ad agosto, che promettevano un "adeguamento della politica monetaria", la banca centrale americana ha mantenuto le promesse e tagliato i tassi nella riunione di settembre di 50 punti base.
“Con questa mossa la Federal Reserve ha centrato le aspettative del mercato, per come si erano formate nelle ultime settimane. La decisione della Fed sembra aver rafforzato sui mercati la convinzione che l’economia realizzerà il desiderato ‘atterraggio morbido’, ovvero un ritorno dell’inflazione al target senza una recessione”, spiega Generoso Perrotta, Head of Financial Advisory di Banca Generali.
La decisione della Fed ha mostrato la determinazione della banca centrale a sostenere l’economia e ad aiutare gli Stati Uniti a evitare una recessione, realizzando il desiderato ‘soft landing’. Secondo il consenso raccolto da Bloomberg, il 75 percento degli economisti si attende che l’economia americana eviterà una recessione tecnica.
“L’economia è in una fase positiva e la nostra decisione odierna è volta a mantenerla tale”, ha detto Powell, aggiungendo di non vedere nulla nell’economia che suggerisca una probabilità elevata di una recessione o di una svolta negativa. Il presidente della Fed ha sottolineato come iniziare il percorso di taglio dei tassi con una mossa decisa mentre l’economia è ancora forte dovrebbe aiutare a evitare un indebolimento.
“La Fed aveva la necessità di fornire ai mercati una comunicazione rassicurante, e su questo fronte Powell non ha deluso. È stato capace di rassicurare gli investitori sulla discesa dell’inflazione al target del 2% e anche sulla crescita, ribadendo che l’economia è solida. Anche le previsioni sul mercato del lavoro restano positive, con una disoccupazione attesa in salita ma non molto superiore al 4%. La Fed ha fatto quanto i mercati si aspettavano, nella comunicazione e nell’azione”, sottolinea Perrotta.
Le proiezioni degli economisti della Fed indicano che il Pil Usa crescerà del 2% sia quest’anno, sia nel 2025 e nel 2026. L’inflazione dovrebbe attestarsi al 2,3% nel 2024, per centrare il 2% nel 2026.
Il rallentamento dell’economia si era affermato quest’estate come il maggior timore dei mercati, contribuendo a scatenare la fase di volatilità di luglio-agosto. Mentre sembrano essersi ridotti i timori sull’inflazione, che seppur non ancora al target delle banche centrali, appare su un percorso di graduale discesa. Proprio il balzo dell’inflazione ai massimi da 40 anni nel 2021-22 era stato alla base della stretta monetaria della Fed, con uno dei cicli di rialzo dei tassi più bruschi di sempre.
Ora la banca centrale Usa sembra orientata a nuovi tagli dei tassi nei prossimi mesi. Le proiezioni dei funzionari della banca centrali prevedono riduzioni al costo del denaro per altri 50 punti base entro fine anno. Questo significherebbe tagli da 25 punti base sia a novembre sia a dicembre.
“Se guardiamo alle proiezioni della Fed e del mercato, a fine 2025 i tassi di riferimento dovrebbero attestarsi intorno al 3,5%, fornendo alla banca centrale americana un buon cuscinetto e un margine di sicurezza per reagire a eventuali shock imprevisti”, continua l’esperto di Banca Generali.
“Se l’economia e i tassi si evolvono come previsto dalla Fed, ci si può aspettare un periodo ‘goldilocks’, favorevole alla maggior parte degli asset, in primo luogo l’azionario americano”, commenta Perrotta.
Guardando alle possibili conseguenze sui diversi asset nel medio termine, “il dollaro potrebbe leggermente indebolirsi, ma questo calo non dovrebbe pregiudicare l’investimento nei mercati Usa, restando un’utile fonte di diversificazione. Inoltre, un dollaro più debole e tassi più bassi saranno anche un aiuto per i mercati emergenti”, sottolinea Perrotta.
“Anche il settore obbligazionario, che già avevano guadagnato nel corso delle ultime settimane, mentre si rafforzava la fiducia nella prospettiva di un taglio dei tassi, dovrebbe anch’esso continuare a dare il suo contributo ai portafogli, grazie a carry e stabilità”, conclude Perrotta.