Nessuna Borsa è stata risparmiata dalle vendite: quelle del 3 e del 4 aprile sono state, per i mercati azionari, le sedute peggiori dal 2020, in piena crisi Covid. Il bilancio è pesante: S&P 500, Nasdaq, Stoxx Europe 600 e CSI 300 China sono arrivati tutti a perdere in pochi giorni tra il 15% e il 20%.
“Vista la portata globale delle tariffe, gli asset rischiosi sono stati oggetto di una ondata di vendite indiscriminate; c’è stato infatti un deflusso netto dall’equity a favore di bond governativi e liquidità, con la conseguente interruzione della ‘rotazione’ da USA a UE all’interno dell’azionario, rendendo la diversificazione di portafoglio quasi inutile”, spiega Gerbella.
Le vendite hanno colpito anche gli asset rifugio come l’oro, spinta dalle ricoperture di molti investitori a corto di cash, tanto che il metallo prezioso è sceso dai massimi storici fin sotto la quota ‘psicologica’ dei 3.000 dollari superata nelle scorse settimane.
“È difficile al momento valutare l’ulteriore potenziale di ribasso dei mercati. L’elevato picco di volatilità potrebbe indurre a un ulteriore riduzione del rischio nei portafogli. Tuttavia, data la velocità con cui i mercati hanno prezzato più alte probabilità di recessione, potremmo immaginare che molta negatività sia già emersa. Un ulteriore ribasso potrebbe verificarsi nel caso di risposte aggressive da parte di alcuni Paesi, che aumenterebbero il rischio di escalation, anche se dubitiamo che Trump possa alzare ulteriormente i toni visto il dissenso che sta già emergendo negli USA. Quindi Tutto dipenderà dalla ‘soglia di dolore’ di Trump, sul quale tuttavia ogni previsione sarebbe inutile e pericolosa”, avverte il gestore di Banca Generali.