Club deal, l’investimento “divertente” che piace a imprenditori e manager. Ma occhio ai rischi
Sono state 549 le operazioni di private equity annunciate o concluse nel 2023 in Italia. Una cifra in linea con le 552 operazioni mappate nell’intero 2022. Lo calcola BeBeez Private Data, il database del private capital di BeBeez, tenendo conto sia dell’attività di investimento sia di quella di disinvestimento e considerando non solo le operazioni annunciate dai fondi, ma anche quelli organizzati da holding di investimento e da club deal di investitori privati.
Sì perché proprio questi ultimi stanno diventando sempre più comuni, tanto che lo scorso anno sono stati contati ben 42 deal, cioè esattamente il doppio di quelli mappati nel 2022. E sicuramente si tratta di un calcolo prudenziale, perché questo è il mercato più privato che c’è nel mondo dei cosiddetti private markets, come contrasto a quelli che gli anglosassoni chiamano public markets, cioè le borse regolamentate sulle quali sono quotate azioni oppure obbligazioni. Si tratta di un mondo che spesso si muove sotto traccia e che emerge solo quando gli organizzatori dei club deal decidono di farlo in maniera ricorrente.
In ogni caso sta diventando un trend sempre più evidente quello di gruppi di investitori privati che insieme investono in una singola azienda coordinati da un operatore finanziario, che può essere una private bank, un asset manager oppure una holding guidata da un team di professionisti dedicati. E la moda, che si sta diffondendo soprattutto tra imprenditori e manager, riguarda comunque non solo il capitale, ma anche il debito o strumenti partecipativi e non solo aziende già mature, ma anche startup e spesso anche progetti immobiliari.
I club deal di investimento possono essere condotti in forma più o meno strutturata. In Italia oggi, ci sono almeno una cinquantina di operatori specializzati, contando solo quelli con focus sulle pmi. La classica struttura di un investimento in club deal è quella che vede un gruppo di promotori agire con un proprio veicolo di investimento, che via via propone le diverse opportunità ai potenziali investitori, che possono essere ogni volta diversi a seconda della società target da acquisire. Una volta trovato l’accordo, il club deal costituisce una newco (spv) e investe. Questa struttura poi può evolvere e i promotori, invece di andare a cercare ogni volta un gruppo di investitori ai quali proporre l’investimento, costituiscono un veicolo di investimento al cui capitale partecipano direttamente degli investitori, che si assicurano inoltre un’opzione di coinvestimento con lo stesso veicolo nel momento in cui troveranno la proposta interessante.
Si tratta di un mercato in grande effervescenza e che negli ultimi 6 anni, secondo il database di BeBeez, ha contato poco meno di 140 investimenti annunciati soltanto sul capitale di aziende mature. In media considerando gli investimenti degli ultimi 6 anni su pmi, quelli in club deal hanno rappresentato circa il 6-7% della somma degli investimenti di private equity (condotti da fondi e holding di investimento, quelli di add-on e quelli condotti da club deal), con un picco del 9% lo scorso anno.
Tutto questo perché gli imprenditori e i manager sempre più spesso decidono di destinare una quota del loro patrimonio a investimenti “più divertenti”, che li coinvolgono più direttamente. Ma è chiaro che il fai-da-te in questi casi va approcciato con la chiara consapevolezza del fatto che si tratta di investimenti illiquidi, che hanno come target aziende piccole o addirittura appena nate e quindi per definizione piuttosto rischiosi, il che significa che potranno rappresentare ragionevolmente solo una piccola quota del totale del patrimonio a disposizione.
Non a caso, dalla Family Office Survey 2023 condotta da PwC insieme a Mondo Institutional e pubblicata lo scorso settembre, emerge il peso degli investimenti diretti in società, coinvestimenti e club deal da parte dei family office italiani era del 7% a fine 2021, si è portato all’8% a fine 2022 ed è rimasto all’8% al giugno 2023, quando però ben il l 67% dei family office interpellati ha confermato un’aspettativa favorevole a incrementare la quota del proprio patrimonio investita in club deal.