Anche i bond societari, il cui trend positivo durava da ormai circa due anni, hanno subito l’impatto della volatilità e dell’incertezza innescati dai conflitti commerciali avviati dalla Casa Bianca.
“A soffrire maggiormente di questo scenario nel mondo obbligazionario sono le emissioni corporate, con gli spread creditizi che hanno invertito bruscamente il trend di compressione degli ultimi 2 anni: le obbligazioni societarie europee scambiano oggi sul mercato con un premio di 110 punti base per le società con maggiore qualità, Investment Grade, e di 400 punti base per quelle con rating più basso, o High Yield”, spiega Giulio Siniscalco, Portfolio Manager – Team Fixed Income & Alternative di Banca Generali.
Negli Stati Uniti, l’ICE BofA US High Yield Index Spread, che misura il differenziale tra i Treasury e le obbligazioni societarie con un rating “junk”, è balzato da un livello inferiore a 350 punti a oltre 450 all’indomani del Liberation Day, uno dei movimenti più bruschi degli ultimi anni, prima di ridiscendere in area 400 punti base. Un movimento che riflette i timori degli investitori sulla solidità delle imprese con un rating più basso di fronte al rallentamento economico che potrebbe essere portato dai dazi.
“Il mercato sta interrogandosi su quali saranno gli effetti dei dazi sui bilanci delle aziende, che negli USA devono fare i conti anche con tassi di interesse che rimangono su livelli storicamente elevati. Secondo gli analisti, già nel primo trimestre 2025 dovrebbe registrarsi un calo degli utili operativi del 5% per le società High Yield”, sottolinea Siniscalco, rimarcando come “in un contesto così incerto, è difficile fare previsioni sui fondamentali delle aziende americane su periodi più lunghi”.
La reazione degli investitori a questa incertezza e volatilità “è stata una ‘fuga’ da fondi ed ETF che investono nel credito societario. Nella settimana 3 – 9 aprile, i fondi corporate europei Investment Grade hanno registrato 2 mld di flussi in uscita, un valore che rappresenta lo 0,6% degli AuM del comparto, mentre i fondi High Yield hanno visto deflussi per 2,1 miliardi di euro (pari al 2,3% degli AuM). Ancora più marcato il movimento in uscita negli Stati Uniti, dove i fondi corporate IG hanno visto uscite per 8 miliardi di dollari, mentre i deflussi da quelli HY sono stati vicino ai 10 miliardi di dollari”, spiega il gestore di Banca Generali.