Powell ha espresso la convinzione che un allentamento della politica monetaria restrittiva possa condurre l'inflazione verso il 2%, pur mantenendo un mercato del lavoro robusto. È probabile che tali misure inizino già dal prossimo incontro del 18 settembre, con un taglio dei tassi d'interesse, presumibilmente di 25 punti base
Banche Centrali al crocevia a settembre
La Fed ha promesso un aggiustamento della politica monetaria, rafforzando l’ottimismo su un ciclo di tagli dei tassi e sul soft landing dell’economia. Più prudenza attesa da Bce e BoE, mentre in Giappone comandano ancora i falchi. Uno scenario promettente per le Borse, ma agosto ha mostrato come bastino pochi dati storti per accendere la volatilità
Le banche centrali restano al centro della scena e il mese di settembre si annuncia un crocevia importante, con Federal Reserve, Banca Centrale Europea, Bank of England e Bank of Japan tutte pronte a riunioni decisive, seppur su percorsi diversi. Sullo sfondo, lo spettro della improvvisa e forte volatilità di inizio agosto, dovuta ai timori sulla crescita e alle inattese mosse della banca centrale giapponese, non è ancora del tutto scomparso dalla mente di risparmiatori e investitori.
Il mercato ha già avuto un assaggio di questo ‘settembre caldo’ dal simposio annuale di Jackson Hole nel Wyoming, organizzato dalla Federal Reserve, dove i banchieri centrali si sono confrontati su economia e politica monetaria. L'intervento più atteso è stato, ovviamente, quello del presidente della Federal Reserve Jerome Powell che, senza grandi giri di parole, ha dichiarato che "è giunto il momento di un aggiustamento della politica monetaria” negli Stati Uniti.
“Senza fornire dettagli precisi, Powell ha comunque tenuto a sottolineare che la Fed manterrà un approccio dipendente dai dati economici, confermando che le pressioni inflazionistiche stanno diminuendo. Powell ha espresso la convinzione che un allentamento della politica monetaria restrittiva possa condurre l'inflazione verso il 2%, pur mantenendo un mercato del lavoro robusto. È probabile che tali misure inizino già dal prossimo incontro del 18 settembre, con un taglio dei tassi d'interesse, presumibilmente di 25 punti base”, commenta Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali.
“Le esplicite dichiarazioni di Powell hanno modificato le aspettative del mercato, che è tornato a scontare tagli dei tassi d'interesse per un minimo di 50 punti base da qui a fine anno”, spiega Longhi.
L’impatto sui mercati, soprattutto obbligazionari, non si è fatto attendere e si è concretizzato “in un repentino ribasso dei rendimenti dei titoli governativi statunitensi, con un calo del differenziale tra i tassi dei titoli a 10 e 2 anni”, sottolinea l’esperto di Banca Generali.
“Anche l’Europa ha seguito a traino il mercato statunitense con una riduzione, seppur più lieve, dei rendimenti, in attesa della riunione della Bce del 12 settembre, che però potrebbe adottare un approccio più cauto nella riduzione dei tassi, data l'incertezza sul ritorno dell'inflazione al target”, prosegue Longhi.
La cautela del board della Banca Centrale Europea è ben illustrata dalle recenti dichiarazioni del capo economista Philip Lane, secondo cui il ritorno dell’inflazione al target del 2% “non è ancora sicuro” e la politica monetaria “dovrà rimanere restrittiva per il tempo necessario”, anche se “tassi alti troppo a lungo sono a loro volta un rischio per l’economia”. Anche il governatore della Banca Centrale d’Olanda, Klaas Knot, ha indicato che la Bce “può tagliare i tassi”, ma predicato prudenza e richiamato alla necessità di attendere altri dati macro. In questo senso, il mercato si aspetta una riduzione del costo del denaro nel prossimo meeting, ma un approccio cauto nei mesi successivi.
Prudenza attesa anche dalla Bank of England, che si riunirà il 19 settembre. La BoE ha avviato un ciclo di taglio dei tassi a luglio, riducendo il costo del denaro di 25 punti base, ma deve fare i conti con un’ostinata inflazione nel settore dei servizi, ancora sopra il 5%. Il governatore Andrew Bailey, parlando anch’egli a Jackson Hole, si è detto “cautamente ottimista”, ma anche avvertito di “non cantare vittoria nella lotta all’inflazione”. Un atteggiamento che sta favorendo la sterlina nelle ultime sedute.
“La maggiore probabilità di una politica monetaria espansiva negli Stati Uniti rispetto all'Eurozona ha influenzato positivamente gli indici azionari, con rialzi significativi soprattutto negli Usa, in particolare nel settore tecnologico. Sul fronte valutario, il dollaro Usa si è deprezzato significativamente, toccando i minimi di un anno contro l'euro e scendendo anche contro lo yen giapponese”, illustra Longhi.
Proprio la Bank of Japan continua a essere, tra le maggiori banche centrali globali, l’eccezione. Dopo il rialzo dei tassi di luglio (dopo oltre dieci anni di costo del denaro a zero o negativo), che ha scosso i mercati finanziari di tutto il mondo con un imprevedibile effetto domino. Il governatore della BoJ, Kazuo Ueda ha suggerito che fintanto che l’economia e i prezzi continueranno a crescere come previsto, la BoJ proseguirà nel percorso di rialzo dei tassi, ma ha ammesso che “i mercati finanziari sono instabili e li monitoreremo con grande attenzione”.
Di segno opposto l’orientamento della banca centrale cinese, la People’s Bank of China: che sta tentando da mesi di sostenere la stagnante economia del Dragone con graduali tagli dei tassi d’interesse, dei livelli di riserva obbligatoria delle banche e con iniezioni di liquidità.
In conclusione, nonostante la considerevole volatilità dei mercati azionari di agosto e i diversi orientamenti delle banche centrali, “l'ottimismo verso uno scenario di ‘soft landing’ per l'economia globale sembra crescere, con le parole di Powell che rafforzano la convinzione che la probabilità di una recessione globale rimanga bassa poiché la crescita americana sta si rallentando ma rimane comunque solida”, sottolinea Longhi.
C’è ancora spazio per alcuni rischi, tuttavia. “Nel breve esiste il rischio che non vi sia un percorso ben delineato nel taglio dei tassi, dato che manca un’effettiva chiarezza su quale sia il target finale e come ci si potrà arrivare. Questa mancanza di dettagli potrebbe spingere alcuni investitori ad insistere sul fatto che tagliare troppo o troppo presto possa essere molto rischioso o potrebbe dare adito a incomprensioni che alimenterebbero i timori latenti di una recessione”, conclude l’esperto.
Un timore che, come si è visto a inizio agosto, può portare forti scossoni sui mercati e richiede nervi saldi da parte degli investitori e in cui la gestione attiva e flessibile è la modalità più efficace per beneficiare delle opportunità e attenuare possibili episodi di volatilità.