Elezioni in Francia, cosa fare se la politica torna a far ballare bond e spread
Le elezioni in Francia hanno riportato il rischio politico sull’obbligazionario, con una volatilità sugli spread che non si vedeva da anni. Parigi resterà osservata speciale anche dopo il 2° turno del 7 luglio, mentre all’orizzonte si profila il voto Usa di novembre. Uno scenario a rischio volatilità che richiede gestione attiva e diversificazione
Elezioni, politica, debito pubblico e spread sono tornati sotto i riflettori nelle ultime settimane, con gli occhi dei mercati puntati sulla Francia, dove nella giornata del 30 giugno si è votato per il primo turno delle elezioni parlamentari. La tensione si è fatta sentire sui titoli di Stato, in particolare quelli di Parigi, tornando a livelli che non si vedevano da diversi anni, quando i partiti sovranisti mettevano in dubbio il progetto europeo. Una turbolenza che ha colto di sorpresa molti investitori, al termine di un semestre già non facile per i titoli di Stato, asset class dove negli ultimi mesi è stato possibile ottenere ritorni positivi solo attraverso una gestione attiva.
“Le elezioni parlamentari francesi sono state il tema principale dei mercati finanziari nelle ultime settimane e hanno fatto salire lo spread dei titoli governativi francesi (gli Oat) rispetto a quelli tedeschi di circa 30 punti base, arrivando sino a 85 punti base, un livello che non si registrava dal 2017, in occasione delle elezioni presidenziali che videro contrapposti Macron e Le Pen”, ha commentato Mauro Valle, Head of Fixed Income di Generali Investments.
Il voto ha sancito l’affermazione del Rassemblement National, guidato da Marine Le Pen e dal suo delfino Jordan Bardella, che con il 33% dei voti sembra avviarsi verso una maggioranza parziale, se non assoluta, all’Assemblea Nazionale, il parlamento francese. Alle sue spalle la formazione di sinistra Nuovo Fronte Popolare, forte di un buon 28%, mentre è risultato solo terzo il movimento del presidente in carica Emmanuel Macron, con il 20%.
“Il primo turno delle elezioni legislative in Francia non ha ancora disegnato un quadro chiaro di quello che sarà il nuovo assetto politico del Paese. Il partito di Le Pen è emerso come vincitore ma, a causa del meccanismo del doppio turno, è difficile prevedere se riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta. Molto dipenderà dalla volontà di Macron e degli altri partiti di fare fronte comune per bloccare l’avanzata del Rassemblement National, ritirando i candidati arrivati terzi nelle singole circoscrizioni, cosa che oggi sembra molto probabile. Il mercato ha quindi tirato un sospiro di sollievo: i titoli di Stato francesi hanno parzialmente ridotto lo spread sulle obbligazioni tedesche”, sottolinea Paolo Baldessari, responsabile Fixed Income & Alternative per l’area dell’Asset Management di Banca Generali.
Il risultato è stato quindi accolto con favore dai mercati: la Borsa di Parigi è salita alla riapertura degli scambi lunedì, mentre gli Oat hanno recuperato terreno.
“Dopo il primo turno delle votazioni i rendimenti degli Oat francesi si sono mossi positivamente, con lo spread francese che è tornato in area 75 pb dopo il picco a 85 pb, anche perché è venuto meno il rischio di una vittoria della coalizione di sinistra che presentava un programma di spesa pubblica insostenibile per il mercato”, aggiunge Valle.
Ora il secondo turno del voto, in programma il 7 luglio, delineerà con più precisione i pesi all’interno dell’Assemblea Nazionale.
“Le previsioni adesso sono difficili da formulare, date le complessità del sistema elettorale francese, ma in generale ci si attende un parlamento bloccato, senza una maggioranza assoluta di RN. Nei prossimi giorni si ritiene che gli OAT continueranno a stare su questi livelli rispetto ai titoli tedeschi in attesa dei risultati definitivi, ma il rischio Francia è destinato a permanere sui mercati data la situazione fiscale del Paese”, avverte Valle.
“Il rischio politico francese è comunque destinato a restare elevato dopo il secondo turno del 7 luglio. Anche se il partito di Le Pen non raggiungesse la maggioranza assoluta, si proporrebbe lo scenario di un parlamento politicamente molto polarizzato, con posizioni populiste e anti-europee”, concorda Baldessari.
In base ai programmi e alle promesse su cui si è svolta la campagna elettorale, la nuova maggioranza politica difficilmente andrà a ridurre il deficit di bilancio, attualmente del 5,5% o si impegnerà a tenere sotto controllo il debito pubblico che ormai viaggia oltre il 110% del Pil.
Questo potrebbe mettere “a rischio il rating sovrano francese, che per adesso è ancora a ‘AA-‘. Nei prossimi mesi lo spread francese continuerà ad essere sotto osservazione da parte del mercato e continuerà a muoversi nel range osservato in queste settimane. Tuttavia, altri episodi di volatilità non sono da escludere, così come non si ritiene marginale il rischio di vedere lo spread sui titoli francesi ad oltre i 100 punti base rispetto ai Bund tedeschi”, avverte Valle di Generali Investments.
Episodi di volatilità che potrebbero non rimanere isolati. Le tensioni politiche in Francia hanno determinato un contesto di avversione al rischio generalizzata, che ha coinvolto anche i titoli di Stato italiani e le obbligazioni societarie.
“Da inizio anno i titoli corporate hanno messo a segno guadagni importanti, battendo nettamente le obbligazioni governative. Il recente allargamento degli spread può essere visto anche come una finestra di ingresso su questa asset class, che mantiene ancora dei fondamentali creditizi molto solidi, nonché rendimenti su livelli storicamente elevate”, sottolinea Baldessari.
Il contesto è quindi difficile da navigare e a rischio volatilità improvvisa a causa di elementi difficili da prevedere e calcolare. Infatti, digerite le elezioni francesi, i mercati obbligazionari dovranno prepararsi alle presidenziali USA di novembre.
“Secondo i sondaggi le possibilità di una vittoria di Trump sono aumentate sensibilmente negli ultimi giorni e gli investitori stanno già interrogandosi su quale sarà l’impatto delle sue politiche sui Treasury. A spaventare gli obbligazionisti è soprattutto la possibilità di un ulteriore aumento del deficit pubblico, che già per quest’anno è previsto raggiungere la colossale cifra di 400 miliardi di dollari, mentre l’introduzione di dazi su tutte le importazioni potrebbe arrestare il processo di discesa dell’inflazione”, avverte Baldessari.
Lo scenario attuale e nell’immediato futuro richiede quindi diversificazione e attenzione alla gestione del rischio, elementi di gestione attiva che possono ridurre l’impatto delle possibili (e probabili) fasi di volatilità e catturare il migliore rendimento corretto per il rischio.