L’equity regina degli investimenti per il prossimo anno
E’ quanto emerge da un confronto tra le principali Sgr. Europa, Usa e Giappone le aree su cui puntare. Segue l’obbligazionario che presenta ancora buone opportunità. Crescita vista in consolidamento e inflazione in calo ma attenzione ai tassi di default
Banche centrali, andamento dell’inflazione e crescita economica. Sono questi i tre elementi che influenzeranno l’andamento del mercato nei prossimi mesi. Ma a conti fatti - in un contesto in cui l’inflazione è domata, la crescita è lenta ma costante e i timori borsistici del mese di agosto sono stati messi da parte – l’azionario rimane lo strumento preferito per gli investimenti nei prossimi 6-12 mesi, seguito dal mondo obbligazionario che offre ancora buone opportunità mentre gli strumenti di breve termine sono sull’ultimo gradino del podio.
Il quadro emerge da un confronto con le maggiori Sgr italiane e internazionali riunite in un evento esclusivo da Banca Generali. Se l’equity rimane la scelta migliore, la domanda è dove e come investire? In base al sondaggio e alla view della terza private bank italiana l’Europa è l’area geografica preferibile, seguita dagli Usa e dal Giappone. Il mercato americano ha performato molto bene ma la concentrazione della performance induce preoccupazione e l’attesa è quella di una rotazione, con alle porte una possibile bolla tech. Il rischio geopolitico incide sui dati di inflazione e sulla domanda Usa, dove vige anche l’incognita delle elezioni americane. C’è chi guarda poi al Sud Est asiatico e all’India, Paesi che cresceranno a tassi del 4-5% nei prossimi anni, anche se non è banale fare stock picking in queste aree geografiche. La Cina per alcuni è “fraintesa”: ha bisogno di nuove politiche con sussidi per gli acquisti di beni durevoli e misure per ridurre la quota di risparmi, ma ha anche grandi punti di forza come quello della mobilità elettrica. In genarle, per i più, l’Asia è un mercato inefficiente, con una crescita sottostimata e la stima sui titoli non rispecchia il vero potenziale.
Le parole d’ordine rimangono prudenza e diversificazione coi mercati sui massimi e la necessità di fare un’accorta selezione sull’azionario. Tenendo a mente che ogni rischio ha una sua copertura con un mercato obbligazionario che riesce a coprire dai rischi dell’equity. Per alcuni esperti occorre aumentare l’allocazione sull’oro che beneficia di una politica monetaria accomodante da parte della Fed e anche la parte alternativa aiuta a decorrelare rispetto alle altre asset class; infine l’immobiliare con una fase di politica monetaria accomodante potrebbe vedere una ripresa.
Nel credito la strada è quella del taglio dei tassi e quindi le prospettive sui bond sono ancora interessanti: le obbligazioni, come anticipato, sono tornate a svolgere il ruolo di ammortizzatore dei rischi di mercato. I governativi dei Paesi emergenti sono i comparti con maggiore potenzialità di performance nei prossimi 6-12 mesi, seguiti dai corporate investment grade e dai corporate high yield. Per la maggioranza degli addetti ai lavori (55%) lo stile di gestione che beneficerà maggiormente del contesto di mercato nei prossimi 6-12 mesi è il quality growth, seguito dal blend, dall’high dividend e dal value.
L’assunto è basato su quanto accadrà nei prossimi mesi. Nessuno ha la sfera di cristallo ma la gran parte degli esperti si attende tre tagli dei tassi per un rientro graduale dall’inflazione e stima che, sia negli Stati Uniti che in Europa, si verifichi il cosiddetto soft landing: addio quindi allo spettro di una recessione importante (solamente il 5% stima un hard lending). Al centro della scena anche le elezioni americane che per il 75% avranno un impatto sulle politiche fiscali a livello globale e sulla spesa pubblica. La buona notizia è che oltre il 60% degli intervistati si attende il raggiungimento del livello target di inflazione sia in Europa che negli Usa.
Il vero convitato di pietra rimane il debito pubblico mondiale che per l’80% delle Sgr interpellate rappresenta un problema per la stabilità futura. Venendo alle valute si respira fiducia sul rapporto Euro/dollaro che nei prossimi 12 mesi è atteso stabile. Per l’80%, inoltre, la diversificazione valutaria sarà, nel periodo, una fonte di valore aggiunto.
L’altro piccolo allarme è sui tassi di default: secondo il 60% degli intervistati i tassi elevati degli ultimi 24 mesi porteranno ad un aumento dei default, quindi il messaggio è quello di una grande selettività. Gli esperti sono poi divisi circa le valutazioni azionarie: solo per il 50% queste ultime sono sostenibili.
Alla luce di queste riflessioni la view di Banca Generali si può riassumere in quattro punti: una crescita vista in consolidamento sopra il 3%, un’inflazione domata, l’azionario come asset class preferita senza dimenticare le opportunità ancora presenti sull’obbligazionario. Il valore del servizio, l’innovazione e la sostenibilità sono i driver per emergere in un contesto economico, finanziario e regolamentare in continua evoluzione.