Vi sono una serie di asset cosiddetti ritardatari, che non hanno di fatto partecipato alla fase di positività dei mercati, in cui gli investitori si sono concentrati sul rally apparentemente senza fine degli asset finora più performanti. Questi ritardatari potrebbero però guidare la prossima fase di rialzo dell’azionario.
Mercati azionari, dopo il rally è il momento dei ritardatari?
I mercati azionari sono ai massimi ma dopo una corsa lunga 18 mesi, trascinata da un pugno di grandi stelle dei mercati, si affaccia incertezza su quanto il rally possa proseguire. Un contesto di crescita più debole e di calo dei tassi può favorire gli asset ritardatari: titoli value, small caps, utilities e real estate. Opportunità da cogliere al massimo con l’aiuto della gestione attiva
Un rally da record, ma non per tutti. Si potrebbe riassumere così l’andamento dei mercati azionari, negli Stati Uniti ma non solo, negli ultimi 18 mesi. A livello globale, sono circa venti i listini che si trovano sui massimi storici o li hanno segnati negli ultimi due-tre mesi. Tuttavia, la corsa dei mercati azionari non è stata né omogenea né ha avuto una “partecipazione” molto ampia tra i singoli titoli.
“Nell’ultimo anno e mezzo tra le principali evidenze che abbiamo visto sui mercati c’è stata la concentrazione del sentiment positivo della componente azionaria intorno a un numero ristretto di asset, con le azioni dei Magnifici 7 americani che ne rappresentano l’esempio principe. Le valutazioni sempre più ricche di questi titoli sono un segnale di avvertimento per gli investitori, un avvertimento che però è stato per la maggior parte ignorato, almeno finora”, spiega Alessio Enrico Gerbella, Responsabile Gestioni Patrimoniali Family Office di Banca Generali.
Con i listini trascinati sui record da un piccolo numero di titoli superstar, arrivati a livelli di valutazione senza molti precedenti, molti osservatori si chiedono se non sia il momento per una rotazione di stile di investimenti, o quantomeno di guardare a quei comparti che sono stati meno protagonisti del rally. Una domanda ancora più rilevante dato il momento di incertezza macro, che vede un’inflazione ancora ostinatamente sopra il target della banca centrale negli Usa e una crescita economica in rallentamento negli Usa e debole, se non stagnante, in molti Paesi europei.
“Vi sono una serie di asset cosiddetti ritardatari o laggards, che non hanno di fatto partecipato alla fase di positività dei mercati, in cui gli investitori si sono concentrati sul rally apparentemente senza fine degli asset finora più performanti. Questi ritardatari potrebbero però guidare la prossima fase di rialzo dell’azionario”, continua Gerbella.
Tuttavia, l’essere rimasti indietro non è garanzia di poter recuperare terreno nelle prossime settimane e mesi.
“Per innescare un più ampio interesse degli investitori nei titoli laggards, i ritardatari, non basta il fatto che questi siano già molto a sconto, ma serve un periodo di ‘consolidamento’ degli asset che hanno finora spinto il grosso del rally e della propensione al rischio, come successo in aprile. In quel mese la negatività dei principali listini ha nascosto un’ampia dispersione dei rendimenti proprio a favore degli asset ritardatari”, sottolinea Gerbella.
Un esempio su tutti durante il mese di aprile è stato quello che si osserva guardando a due delle ‘posizioni’ più affollate del momento. Da un lato il NASDAQ, tra gli indici preferiti dagli investitori, in aprile è sceso di quasi 3,5 punti percentuali, mentre l’azionario della Cina, oggetto di ingenti posizioni ribassiste, che puntano sul calo dei titoli, è invece salito di circa 9 punti percentuali.
“Con i principali mercati azionari ancora vicini ai massimi, un posizionamento dei portafogli maggiormente orientato verso gli asset ritardatari riduce il potenziale di ribasso in caso di correzione, massimizzando i ritorni attesi” nel medio lungo periodo, spiega Gerbella.
Molti degli asset azionari rimasti indietro nella corsa dei mercati azionari sono i cosiddetti titoli value, società con un business solido, elevati flussi di cassa e spesso dividendi interessanti, ma minori prospettive di crescita rispetto ai titoli definiti growth, che hanno dominato il rally degli ultimi mesi. Ma non solo.
“Tra i ritardatari degni di nota vi sono gli asset cosiddetti ‘bond-proxy’, le cui valutazioni sono spesso correlati all’andamento dei tassi e che hanno molto sofferto durante la fase di violento rialzo del costo del denaro e che possono oggi beneficiare del picco dei rendimenti e dell’imminente normalizzazione monetaria. Tra questi abbiamo settori quali le utilities green o il real estate e segmenti quali le azioni a più bassa capitalizzazione che, avendo spesso molto debito a tasso variabile sono state immediatamente impattate dal rialzo dei tassi e quindi dei costi di finanziamento”, spiega Gerbella.
La rincorsa ai ritardatari, che, come si è visto, ha già dato i primi segnali in aprile e potrebbe prendere forza con la perdita di inerzia positiva degli asset finora sovraperformanti, alimentando una nuova fase di rialzo azionario, che potrebbe interessare in modo più diffuso tutti gli asset finanziari.
“Una gestione attiva e flessibile è la modalità più efficace per beneficiare di opportunità come queste; ad esempio, attraverso gestioni patrimoniali che, non avendo un mercato di riferimento come parametro (benchmark), abbiano la possibilità di concentrare gli investimenti solo negli asset con i profili rischio-rendimento più attraenti. Il focus sui ritardatari ha permesso infatti a gestioni di questo tipo di restituire un rendimento positivo in aprile, in un ambiente di correzione dell’azionario”, conclude Gerbella.