Il rally dei prezzi dura, de facto, dalla fine del 2023. Il sommarsi delle incertezze geopolitiche globali ha iniziato a far guardare gli investitori all'oro, che è dalla notte dei tempi l’asset rifugio per eccellenza nei periodi di instabilità. La guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e la crisi del Mar Rosso hanno tutte contribuito a creare un clima di incertezza che ha spinto la domanda.
A questo scenario di tensioni globali negli ultimi mesi si sono aggiunte “politiche commerciali aggressive, come le minacce di tariffe doganali provenienti dall'amministrazione Trump”, che insieme ai previsti tagli alla spesa pubblica negli Usa e in generali ai timori di un rallentamento della crescita economica statunitense “hanno amplificato l’incertezza economica globale, spingendo ulteriormente la domanda del metallo prezioso”, sottolinea Longhi.
Anche i dati sotto le attese sull’inflazione negli Stati Uniti sembrano aver reso più concreta l’ipotesi che nei prossimi mesi la Federal Reserve americana torni a tagliare i tassi, un fattore tradizionalmente favorevole alle quotazioni dell’oro.
Il gestore dell’asset management di Banca Generali ricorda poi come “la Cina, da sempre un grande attore nel mercato dell'oro, ha continuato a rafforzare la domanda, con gli investitori retail cinesi che si sono rivelati un motore chiave per il mercato”. Infatti, “la debolezza del renminbi, insieme alla stagnazione del settore immobiliare di Pechino e alla debole performance del mercato obbligazionario locale, ha incentivato gli investitori cinesi a rifugiarsi nell'oro. Inoltre, la stessa Banca Centrale Cinese (PBoC) ha ripreso ad accumulare oro, sostenendo ulteriormente i prezzi”.
Nel primo trimestre del 2025, un altro fattore importante a sostegno dei prezzi è stato l'aumento dei volumi di oro fisico in arrivo negli Stati Uniti. Infatti, le già citate minacce di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump e in generale l’incertezza macroeconomica “hanno spinto un numero crescente di investitori a trasferire oro negli Stati Uniti, con volumi record depositati nei caveaux del CME. Questo ha generato una cosiddetta ‘ristrettezza fisica’ nel mercato, contribuendo a mantenere i prezzi elevati”, continua Longhi.