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Russia e Turchia, politica e geopolitica mettono le valute su binari diversi
28 marzo 2025#WeeklyWatch

Russia e Turchia, politica e geopolitica mettono le valute su binari diversi

Il rublo guadagna da inizio anno grazie alle speculazioni e alle scommesse degli hedge fund su una tregua in Ucraina, mentre la lira affonda dopo l’arresto del primo oppositore del presidente Erdogan. Come la gestione attiva può aiutare gli investitori a navigare le asimmetrie dei mercati più rischiosi

Russia e Turchia tornano a far parlare di sé sui mercati finanziari, ma per motivi assai diversi. Mosca, secondo quanto riferito dai media internazionali, sta tornando nel mirino di alcuni speculatori e hedge fund che puntano su una ripresa degli asset russi dopo oltre tre anni in cui il Paese è stato un paria della finanza globale, a causa delle sanzioni internazionali arrivate all’indomani dell’invasione dell’Ucraina.

La Turchia e i suoi mercati, invece, affondano dopo l’arresto del sindaco di Instanbul, Ekrem Imamoglu. Il politico, leader del Partito Popolare Repubblicano (CHP), è ritenuto il più influente oppositore e rivale politico del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Un improvviso ritorno dell’instabilità politica che ha affondato la lira turca e i mercati del Paese.

Russia, gli hedge fund puntano sulla tregua e sul rublo

Gli apparenti progressi verso una tregua nel conflitto in Ucraina hanno spinto molti osservatori a ipotizzare che in caso un accordo venisse concluso, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe allentare le sanzioni, come parte dell’accordo per il cessate il fuoco. Questo ha spinto molti operatori di hedge fund particolarmente aggressivi nelle loro strategie a cercare un modo per negoziare gli asset russi, posizionandosi in vista di tale possibile revoca delle sanzioni.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, la comunità internazionale ha colpito Mosca con una serie di misure punitive che l’hanno de facto tagliata fuori dal mercato finanziario globale. Le sanzioni hanno vietato la negoziazione del debito sovrano russo alle istituzioni finanziarie occidentali e gli emittenti societari colpiti dalle sanzioni non possono trovare banche o intermediari per gestire i pagamenti, crediti e titoli finanziari.

Da inizio anno il rublo guadagna quasi il 30% rispetto al dollaro grazie alle speranze di una fine del conflitto e anche rispetto all’euro la ripresa della valuta russa è dello stesso ordine di grandezza. Tuttavia, il rublo è ancora poco scambiato al di fuori della Russia e le obbligazioni russe sono per lo più off-limits per gli investitori istituzionali stranieri a causa delle.

Il volume degli scambi internazionali della valuta di Mosca è di appena 50 milioni di dollari a settimana, rispetto ai miliardi di dollari che passavano di mano prima della guerra. I trader hanno usato il tenge del Kazakistan come proxy a causa dei legami economici del Paese con la Russia, ma queste operazioni sono difficili da operare su larga scala. Alcune banche e broker offrono scommesse sui futuri movimenti del rublo che sono regolati in dollari.

Turchia, profondo rosso per la lira

Molto diversa la traiettoria dei mercati turchi nelle ultime settimane. Il giro di vite da parte delle autorità turche, con l’arresto, oltre al sindaco di Istanbul, di oltre un centinaio di persone, tra cui altri politici, giornalisti e imprenditori, ha riportato gli asset finanziari della Turchia nella tempesta.

La lira turca è scivolata, attestandosi a minimi storici nei confronti del dollaro statunitense e dell’euro, a causa delle turbolenze politiche nel Paese. La valuta a un certo punto è arrivata a perdere il 14,5% rispetto al dollaro. Il benchmark della Borsa Istanbul è arrivato a segnare un rosso del 6,9%, innescando una sospensione delle negoziazioni.

I titoli di Stato a 10 anni sono crollati, facendo salire i rendimenti di 175 punti base al 29,94%, mentre il Credit Default Swap a 5 anni della Turchia è aumentato da 250 a 325 punti, riflettendo la maggiore percezione del rischio, sebbene rimanga ben al di sotto del picco di 900 punti registrato a metà 2022.

L’aumento del rischio politico arriva in un momento delicato per l’economia turca, che sta cercando di consolidare il percorso di disinflazione avviato con il ritorno a politiche economiche ortodosse a metà del 2023. La reazione dei mercati dimostra come l’incertezza politica possa rapidamente tradursi in pressioni sulla valuta e compromettere i risultati economici raggiunti. Gli afflussi di capitali esteri, aumentati significativamente negli ultimi mesi, potrebbero arrestarsi, mettendo a rischio la stabilità della lira e il processo di riduzione dell’inflazione”, spiega Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali.

Alcuni mercati emergenti, come dimostrano i casi di Russia e Turchia, continuano a presentare “profili di rischio/rendimento estremi e una volatilità elevatissima e spesso poco prevedibile in quanto legate a variabili politiche difficili da anticipare. In questi segmenti del mercato il ruolo della gestione attiva e professionale è quanto mai prezioso, in quanto permette di comprendere quando questi profili di rischio/rendimento diventano sbilanciati e adattare i portafogli per evitare di essere presi in contropiede da movimenti di mercato improvvisi a causa di singoli eventi in grado di cambiare repentinamente il mood dei mercati”, conclude Longhi.

Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali. Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali.
L’aumento del rischio politico arriva in un momento delicato per l’economia turca, che sta cercando di consolidare il percorso di disinflazione avviato con il ritorno a politiche economiche ortodosse a metà del 2023. La reazione dei mercati dimostra come l’incertezza politica possa rapidamente tradursi in pressioni sulla valuta e compromettere i risultati economici raggiunti. Gli afflussi di capitali esteri, aumentati significativamente negli ultimi mesi, potrebbero arrestarsi, mettendo a rischio la stabilità della lira e il processo di riduzione dell’inflazione.

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