Anche nell’area euro i tassi obbligazionari sono saliti, con i rendimenti del titolo di Stato tedeschi saliti di quasi 60 punti base al 2,6% in poco più di un mese e i decennali francesi verso il 3,5%, sui massimi dal pieno della crisi finanziaria del 2011.
L’aumento dei rendimenti in Europa “c’è stato, ma meno violento, concentrato sui titoli a più lunga scadenza e in buona parte innescato da quello dei Treasury sull’altro lato dell’Atlantico”, spiega il gestore di Banca Generali. Infatti, prosegue Baldessari, “le aspettative per l’Eurozona sui tassi sono ancora di quattro tagli dei tassi d’interesse da parte della Bce, a fronte di un’economia ancora debole e un’inflazione che non mostra segnali decisi di voler ripartire. Un contesto in cui gli spread sono rimasti grossomodo stabili”.
Tuttavia, alcuni fatti sono da rilevare e monitorare, sottolinea il gestore.
In primo luogo, i Bund per la prima volta da 10 anni sono arrivati a rendere più dei tassi swap privi di rischio, “poiché gli investitori pensano che il governo che si insedierà a Berlino dopo le elezioni di febbraio stempererà l’austerità in materia di spesa pubblica per cercare di portare l’economia tedesca fuori dalla stagnazione. Ma questo sta facendo perdere ai titoli di Stato tedeschi quello status speciale di asset rifugio di cui hanno goduto per molti anni”, spiega Baldessari.
Un altro elemento da tenere a mente, prosegue l’esperto, “è che da inizio gennaio 2025, per la prima volta da più di dieci anni, la Banca Centrale Europea non riacquista più titoli di Stato nell’ambito dei suoi programmi di QE”.
E in un panorama di forti emissioni di debito pubblico, questa assenza della Bce potrebbe portare ad alcune turbolenze.