Bond AT1: cosa sono? Perché fanno scalpore in queste settimane?
Tra i bond subordinati emessi dalle banche ci sono gli AT1.
Scopriamo insieme di cosa si tratta!
C’è una sigla che fino a qualche mese fa molti non conoscevano e che nelle ultime settimane ha riempito le cronache finanziarie. Stiamo parlando della sigla AT1 (che indica l’espressione inglese Additional Tier 1) e che si accompagna a una tipologia di obbligazioni emesse dalle banche. La loro “fama” è cresciuta molto non appena il colosso bancario svizzero Credit Suisse è finito sull’orlo del baratro ed è stato salvato dalla concorrente Ubs, che ne ingloberà le attività con la regia delle autorità finanziarie elvetiche. Nell’operazione di salvataggio di Credit Suisse, il valore delle obbligazioni AT1 è stato azzerato e chi le possedeva ha visto il capitale andare in fumo, subendo dunque un trattamento peggiore rispetto a chi deteneva azioni (che invece ha subito perdite superiori al 70% ma non ha comunque perso tutto il capitale).
Cosa sono i bond AT1 e come funzionano?
Si tratta di titoli di debito emessi appunto dalle banche, che, a differenza delle altre obbligazioni, non hanno scadenza. Vengono perciò definiti bond perpetual (perpetui) anche se possono poi essere rimborsati dalla banca emittente in via anticipata. In caso di dissesto dell0’istituto che li ha emessi, i bond At1 possono essere convertiti in azioni (per dotare così la stessa banca di capitale aggiuntivo) oppure possono vedere il loro valore azzerato, come nella vicenda di Credit Suisse. I bond At1 sono dunque titoli più rischiosi delle obbligazioni ordinarie. Per questo vengono classificati come bond junior (per distinguerli da quelli ordinari che sono invece “senior”). Essendo più rischiosi delle obbligazioni junior, ovviamente i bond AT1 sono anche ben più redditizi in termini di interessi.
Com'è stato possibile che i bond AT1 siano stati penalizzati rispetto alle azioni?
Di solito, i possessori dei bond (di qualunque natura) non sono mai penalizzati rispetto agli azionisti: “Gli AT1 di Credit Suisse sono stati cancellati a causa di una distorsione nella gerarchia delle richieste di rimborso del capitale attuata da parte dell’autorità federale di vigilanza sui mercati svizzera (FINMA) che ha favorito gli azionisti rispetto ai detentori di questa tipologia di obbligazioni”, spiega Corrado Cominotto, responsabile delle Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali, che aggiunge: “Non riteniamo che quanto accaduto a Credit Suisse possa avvenire anche in Europa o in altri continenti”. In Europa, come spiega Cominotto, “il regolatore prevede chiaramente che gli strumenti di common equity (per esempio le azioni ordinarie) siano i primi ad assorbire le eventuali perdite registrate dalla banca e solo successivamente è possibile fare ricorso al capitale emesso tramite AT1”. Questa regola, è stata confermata ufficialmente il lunedì successivo al dissesto di Credit Suisse, per rassicurare gli investitori e fugare i dubbi sulla possibilità di un evento analogo.
Fatte queste premesse, è sbagliato tuttavia fare di ogni erba un fascio dei bond AT1 e considerarli titoli da evitare. “In questi giorni cominciamo a vedere possibilità di acquisto selettive”, conclude Cominotto, “il comparto AT1, che presenta rendimenti particolarmente interessanti, rimarrà ancora fonte di volatilità. Dal punto di vista fondamentale, però, i principali istituti europei mostrano una solidità su livelli massimi degli ultimi anni”. Data la complessità di questa asset class, per Cominotto è tuttavia indispensabile l’utilizzo di una gestione patrimoniale, avvalendosi dell’ausilio di professionisti.