I bond sono in questo 2023 al centro dell’interesse degli investitori ma serve saperne valutare i fondamentali
Attenti ai bond, salgono i tassi di default
Negli Usa crescono le insolvenze sulle obbligazioni corporate e si stima che i fallimenti aumenteranno ancora. Diverso il caso europeo
La stretta monetaria delle banche centrali, considerata necessaria per combattere l’inflazione, porta con sé anche qualche conseguenza connaturata ancorché indesiderata. Una di queste è il numero di default corporate che a livello globale è salito a 107 al 31 agosto 2023, con 16 insolvenze ad agosto, il più alto dato mensile dal 2009.
A rivelarlo è stato un rapporto di S&P, secondo cui i default nel settore dei media e dell'intrattenimento, dall'inizio del 2023, sono sei volte superiori a quelli registrati nel 2022. Il principale punto di pressione all'interno dei mercati emergenti è l’America Latina con 13 dei 14 default registrati dall'inizio dell'anno.
L’agenzia prevede poi che i tassi di default speculative grade a 12 mesi negli Stati Uniti e in Europa continueranno a salire dai livelli attuali, rispettivamente al 4,5% e al 3,75%, entro giugno 2024.
La parola agli esperti
“L’aumento dei tassi di default a livello globale è riconducibile alla stretta monetaria aggressiva messa in atto dalle principali banche centrali nell’ultimo anno e mezzo”, conferma Paolo Baldessari, Area Asset Management di Banca Generali dove è Responsabile Fixed Income & Alternative. “L’aumento delle insolvenze è stato particolarmente accentuato negli Usa dove, accanto alla politica monetaria restrittiva della Fed, le aziende hanno anche dovuto confrontarsi con condizioni di accesso al credito divenute molto più restrittive dopo il fallimento di Svb e di alcune banche regionali”, aggiunge l’esperto.
Secondo Baldessari è facile prevedere che il numero dei fallimenti negli Usa siano destinati ad aumentare, viste le scadenze ravvicinate del debito: un terzo delle obbligazioni ‘High Yield’ americane sono infatti da rifinanziare nei prossimi due anni. “Siamo di fronte a condizioni di mercato complesse dove è importante approcciarsi con la giusta prudenza e la guida di professionisti esperti in grado di riconoscere i rischi che inevitabilmente si nascondono anche nel risparmio amministrato”. Sì, perché l’appeal della cedola che da troppi anni i risparmiatori anelavano presenta anche un altro lato della medaglia, ovvero le criticità per le aziende da un costo del debito salito esponenzialmente nel giro di due anni.
“I bond sono in questo 2023 al centro dell’interesse degli investitori ma serve saperne valutare i fondamentali dell’emittente e costruire un’adeguata diversificazione come tipicamente avviene con le gestioni attive, in fondi specializzati o nelle gestioni patrimoniali su misura”, spiega Baldessari che rassicura poi sull’approccio diverso in Europa rispetto all’America. “Il mercato del credito europeo gode di una solidità differente; qui il tasso di default è passato solamente da 0,4% di fine 2022 al 2% di fine agosto”, avverte. “Secondo la maggioranza degli analisti, il tasso è destinato a salire fino a stabilizzarsi tra il 3 e il 4%, un valore decisamente meno preoccupante rispetto a quello toccato in occasione della crisi del debito sovrano europeo o, più di recente, nel periodo della pandemia di Covid-19. Anche le scadenze del debito europeo sono meno sfidanti rispetto a quelle Usa. Buona parte delle scadenze più ravvicinate sono già state rimborsate o rifinanziate. Per quanto riguarda il debito in scadenza nel 2025, il 14% è già stato rifinanziato in largo anticipo e, solo nell’1% dei casi, ha comportato un ‘distressed exchange’, ovvero uno scambio in forte perdita per gli obbligazionisti”, conclude Baldessari.