Dopo il sensibile rialzo dei mercati da inizio anno, ad oggi sono i temi legati ai dati macroeconomici, l’inflazione e le questioni politiche e geopolitiche, come le tensioni in Medio Oriente, il conflitto Russia / Ucraina e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti a rappresentare sicuramente un importante elemento di interesse e una potenziale fonte di volatilità per i prossimi mesi
Chi può rovinare il Natale delle Borse?
Tensioni geopolitiche tra Ucraina e Medio Oriente, inflazione ostinata, elezioni Usa e una crescita in rallentamento. I rischi per i mercati, che si avviano a fine 2024 sui massimi, non mancano e come visto ad agosto possono trasformarsi in fasi di intensa volatilità. Ma di quali preoccuparsi davvero? E sono una minaccia di lungo termine?
Borse e mercati finanziari sono entrati nell’ultimo trimestre dell’anno vicini ai massimi, prolungando un trend positivo che, nonostante fasi di volatilità anche intense, dura ormai da quasi due anni. Il breve ma intenso terremoto a cui si è assistito a inizio agosto ci ha però ricordato quanto rapidamente e bruscamente il mood dei mercati possa cambiare.
Ma se in estate erano stati i timori sulla crescita economica e sul mercato del lavoro negli Stati Uniti a innescare la correzione, quali potrebbero essere i rischi in grado di portare nuova volatilità sulle Borse e rovinare il Natale a investitori e risparmiatori?
“Dopo il sensibile rialzo dei mercati da inizio anno, ad oggi sono i temi legati ai dati macroeconomici, l’inflazione e le questioni politiche e geopolitiche, come le tensioni in Medio Oriente, il conflitto Russia / Ucraina e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti a rappresentare sicuramente un importante elemento di interesse e una potenziale fonte di volatilità per i prossimi mesi”, spiega Corrado Cominotto, Responsabile delle Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali.
I rischi
- La salute dell’economia. Sul fronte della crescita economica e del mercato del lavoro negli Stati Uniti, i timori che avevano attanagliato i mercati in estate sembrano essersi dissipati, se non del tutto, almeno in buona parte. Gran parte degli osservatori di mercato è ora piuttosto ottimista sulla forza di fondo dell'economia a stelle e strisce, in particolare dopo che la Fed ha tagliato i tassi di 50 punti base e che i dati sul mercato del lavoro Usa a settembre hanno sorpreso in positivo. Un esempio della rinnovata fiducia in questo senso è arrivato da Goldman Sachs, non solo ha alzato il target per l'indice S&P 500 per la fine dell'anno e per i prossimi 12 mesi, ma ha anche ridotto la sua stima sulla probabilità di una recessione negli Stati uniti al 15%.
- La geopolitica. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente continuano a presentare il rischio di potenziali implicazioni sui mercati, attraverso una possibile escaltion che impatti sul sentiment generale dei mercati direttamente e indirettamente, attraverso i prezzi delle materie prime strategiche. “Osserviamo come da quasi 3 anni nel caso dell’Ucraina e da un anno nel caso del Medio Oriente i mercati abbiano convissuto con i rischi connessi alla geopolitica. In tale conteso risulta evidente come solo eventi di ‘coda’ come il coinvolgimento diretto dei Paesi occidentali nei due conflitti potrebbero aver la forza necessaria per far deragliare i mercati”, spiega Cominotto. Nel caso del Medio Oriente, tuttavia, “le tensioni legate all’Iran vanno inoltre monitorate perché sviluppi che dovessero andare ad incidere sulla domanda/offerta di petrolio (segnatamente un blocco della navigazione nello stretto di Hormuz da parte di Teheran), con le loro conseguenze sulla dinamica dei prezzi, potrebbero scardinare le attuali aspettative di una moderazione dell’inflazione. Un’aspettativa cruciale per i mercati azionario e obbligazionario”, rimarca il gestore di Banca Generali.
- La corsa alla Casa Bianca. Tra meno di due mesi, il 5 novembre, ci saranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, al termine di una campagna elettorale quanto mai accesa e ricca di eventi imprevedibili (i due attentati al candidato repubblicano Donald Trump e il ritiro dalla corsa del presidente in carica, il democratico Joe Biden, a favore della sua vice, Kamala Harris). Entrambi i candidati hanno ipotizzato misure non del tutto gradite ai mercati: dazi doganali nel caso di Trump, una rimodulazione della tassazione nel caso di Harris. “La Storia ci ha insegnato che i mercati tendono a reagire con moderazione alla vittoria dell’uno o dell’altro candidato rimanendo più concentrati su questioni macro o microeconomiche. La reazione dei mercati anche nelle recenti elezioni che hanno visto prima la vittoria di Trump nel 2016 e poi di Biden nel 2020 sono state in entrambi i casi positive”, sottolinea Cominotto.
- L’inflazione. Il grande spettro che ha sconvolto e condizionato i mercati nel 2022, l’inflazione, sembra scomparso, domato dall’aggressiva politica di rialzo dei tassi delle banche centrali, ma in alcune aree, come i servizi non essenziali o i generi di prima necessità, i prezzi sembrano meno ‘docili’, mantenendo in vita qualche timore. “I rischi collegati ad un mancato rallentamento dell’inflazione sono più concreti perché provocherebbero un repentino rientro delle attuali aspettative per un ciclo di taglio dei tassi da parte delle principali banche centrali. Un atteggiamento meno accomodante potrebbe esporre i mercati a vulnerabilità in uno scenario di tassi al di sopra delle attese, in particolare negli Stati Uniti in cui sono presenti titoli e settore che, in termini di valutazioni, trattano a livelli storicamente inquadrabili come medioalti, soprattutto nel settore tecnologico”, avverte Cominotto.
Outlook
I rischi quindi non mancano, ma le prospettive chiave per le dinamiche di medio-lungo termine, quelle sull’economia, rimangono positive. “Alla luce di quanto osservato e della probabilità assegnata all’avverarsi del ‘cigno nero’ rimaniamo costruttivi sull’asset class azionaria anche alla luce di attesi di crescita degli utili a livello globale nell’ordine del 7,7% per il 2024 e superiori al 10% per il 2025. L’equity resta infatti l’asset class più promettente in questa fase, ma da affrontare in modo selettivo, con l’aiuto di una gestione attiva e professionale, visti i rischi di volatilità sempre presenti”, sottolinea Cominotto.
I numerosi punti di frizione minacciano infatti, come si è visto, di trasformarsi in fasi di volatilità intense anche se brevi, durante le quali sangue freddo e diversificazione restano fondamentali. In casi simili, “una gestione attiva e flessibile è la modalità più efficace per beneficiare delle opportunità e attenuare la volatilità”, conclude Cominotto.