Va detto, però, che la realtà del mercato presenta come sempre diverse sfaccettature. Se è vero, infatti, che la performance media dei listini è stata negativa in tutti i maggiori paesi industrializzati, non tutte le classi d’investimento si sono comportate allo stesso modo. Ve ne sono alcune, infatti, che hanno avuto performance positive a due cifre, regalando anche qualche soddisfazione agli investitori.
Per rendersene conto basta guardare per esempio agli indici rappresentativi dei prezzi delle materie prime come per esempio il CRB Commodity Index che, negli ultimi 6 mesi, sulla scia dell’impennata dei prezzi, ha guadagnato complessivamente circa il 26% mentre in un anno ha avuto un rialzo di ben il 36%.
La musica non cambia se si guarda i rendimenti medi dei fondi di varie categorie censiti da Morningstar, società specializzata nell’analisi sui prodotti del risparmio gestito. Dall’inizio dell’anno, i fondi azionari che investono nel settore energetico hanno guadagnato in media quasi il 22%. La categoria peggiore è stata invece quella dei fondi azionari specializzati nei titoli del settore tecnologico che, sempre dall’inizio del 2022, hanno oggi alle spalle una performance media negativa del 27% dopo aver messo a segno rialzi stellari durante gli anni precedenti.
“Gli unici settori che in Europa sono riusciti a mettere a segno performance positive sono stati gli energetici (6,4%) e le telecomunicazioni (2,1%)”, ricorda Generoso Perrotta, responsabile dell’Advisory di Banca Generali, “I primi hanno beneficiato del trend al rialzo dei prezzi del petrolio mentre i secondi della stabilità dei flussi di cassa e dell’appeal speculativo legato alla vendita del business delle torri da parte di Deutsche Telekom”.
Su fronte opposto, Perrotta ricorda che i settori più esposti alla domanda interna, quali retail, sono stati i più penalizzati nella prima parte dell’anno con una flessione superiore al 30%. Anche comparti difensivi quali i farmaceutici e le utilities hanno chiuso il primo semestre in ribasso, rispettivamente del 12,3% e del 16,1%.
“Il calo nei primi sei mesi ha avuto la conseguenza di riportare le quotazioni del mercato europeo in termini di multipli di bilancio su valori inferiori alla media di lungo periodo e su valori che non erano toccati da quasi 10 anni”, sottolinea responsabile dell’Advisory.