Per orientarsi nei mercati in tempesta serve la bussola dei professionisti
Il recente “terremoto” che ha colpito il settore bancario ha creato incertezza sui mercati, già provati dalla difficile situazione geopolitica, inflazione e volatilità, disorientando ulteriormente i risparmiatori.
Abbiamo chiesto a Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali, le cause che hanno portato alla situazione attuale.
Partiamo dall’epicentro di questa crisi, dalla prima scossa che ha come origine la ricca California, la Silicon Valley Bank: cosa è accaduto e perchè?
«Ora i contorni della vicenda sono più definiti. Le cause di questa crisi sono almeno quattro».
Sintetizzando?
«Da un lato c’è la poca o insufficiente regolamentazione delle banche con attivi sotto i 250 miliardi. Svb, sembra evidente, si è mossa in questa zona d’ombra in cui è mancata la dovuta sorveglianza da parte dei regolatori anche per la carenza di una legge ad hoc. Secondo punto. Il mal governo interno. È emerso che non c’era un risk manager, fatto gravissimo che non sarebbe potuto accadere in nessuna delle banche europee. Da noi si tratta di una cosa impossibile, eppure è accaduto. Terzo punto. Uno squilibrio tra depositi a breve e investimenti in bond del Tesoro a 10 anni. Squilibrio che ha creato problemi di liquidità una volta che è partita la corsa agli sportelli da parte dei risparmiatori. Quarto. La banca californiana aveva e ha un target particolare, unico nel suo genere: una clientela corporate composta da start up, venture capital ed è sbilanciata sulle criptovalute. L’aumento dei tassi e la fiammata dell’inflazione ha messo alle corde molte aziende, creato un disallineamento, originato il crac».
Con forti responsabilità dei manager?
«Sì. Troppe criticità non affrontate, come se mancasse una capacità professionale adeguata».
Passando sull’altra sponda dell’Atlantico, c’è invece il caso Credit Suisse che, dopo un week end di fuoco, è stato risolto o quasi?
«Una premessa. In Europa la regolamentazione è molto rigida. Ci sono gli accordi di Basilea e indicatori di liquidità e solidità patrimoniale da rispettare. Garanzie da rispettare, lo ripeto, sia per quanto riguarda il breve termine, sia per il lungo termine. Paletti con degli indici di liquidità inderogabili. E poi ci sono gli stress test periodici a cui tutte le banche europee sono sottoposte. Per la Svizzera le cose sono leggermente differenti».
Ovvero?
«Le regole del sistema elvetico sono meno rigide e poi, va detto subito, il Credit Suisse aveva delle criticità non risolte da tempo».
Che ora sono superate?
«Sembra proprio di sì. C’è stato il rilascio di una garanzia statale a favore del take over di Ubs che di fatto ha salvato Credit Suisse. Certo ha fatto scalpore il caso degli At1, obbligazioni per 16 miliardi di franchi svizzeri che sono state azzerate. Bond, quelli di Credit Suisse, che avrebbero dovuto essere in basso nella classifica di rischiosità e che invece, grazie ad un particolare accordo previsto dall’emittente, hanno assorbito un rischio, cioè le perdite, che è invece proprio delle azioni, dell’equity».
Un unicum quindi?
«Sì, un unicum. Perché in linea generale prima si garantiscono i portatori di obbligazioni, che sono di fatto protetti. In questo caso invece i portatori di azioni non si sono dovuti accollare la perdita».
Il mercato obbligazionario avrà dei contraccolpi?
«Un rischio disaffezione c’è, anche se, ripeto, quello degli At1, è un caso isolato. Che comunque ci spinge ad una riflessione di carattere più ampio».
Che è sempre opportuno, quando si investe del denaro, affidarsi a dei professionisti? Chi si è affidato ai “fai da te” è rimasto scottato?
«Sì. Il sistema elvetico è diverso da quello europeo. E bisogna sapersi orientare bene nel mercato obbligazionario affidandosi a dei professionisti: sono in grado di orientare le scelte di chi investe mettendo in luce tutti gli aspetti, entrando nel dettaglio, scendendo in profondità, illustrando opportunità e profili di rischio. Gli investimenti - ed è in fondo questa una delle lezioni che emerge da questa vicenda - devono essere equilibrati e diversificati a livello geografico, settoriale e tematico. Solo in questo modo si possono identificare e scegliere i prodotti finanziari che rispondono alle varie esigenze. Di fronte alla volatilità e alle incertezze, sono necessarie le competenze dei professionisti per navigare nei mari, spesso agitati, dei mercati finanziari».
Il sistema elvetico è diverso da quello europeo. E bisogna sapersi orientare bene nel mercato obbligazionario affidandosi a dei professionisti: sono in grado di orientare le scelte di chi investe mettendo in luce tutti gli aspetti, entrando nel dettaglio, scendendo in profondità, illustrando opportunità e profili di rischio