India al voto: cosa cambia nel mercato emergente preferito dagli investitori
La più grande democrazia del mondo rinnova il parlamento: favorito il BJP del premier Modi. Per lui ha “votato” il mercato che, grazie ai fondamentali e alla politica business-friendly del BJP è da anni il migliore tra gli emergenti. Ma i rischi, come valutazioni elevate e inefficienze, favoriscono un approccio attivo.
Un milione di cabine elettorali, 15 milioni di funzionari, 970 milioni di cittadini chiamati alle urne e 8,5 miliardi di dollari di budget per la macchina organizzative. Questi alcuni degli strabilianti numeri delle elezioni parlamentari in India, iniziate il 19 aprile scorso e che si concluderanno il 1° giugno, rinnovando la Camera bassa del Parlamento indiano, la Lok Sabha, per i prossimi 5 anni. Il premier Narendra Modi e il suo partito Bharatiya Janata Party (BJP), alla guida del Paese dal 2014, sembrano avviati verso la riconferma, e secondo le previsioni dovrebbero assicurarsi la maggioranza dei 543 seggi disponibili.
“Una riconferma dell’attuale presidente Modi è l’ipotesi più quotata dagli analisti, che vedono nel terzo mandato della guida del BJP lo scenario più positivo per i mercati finanziari”, commenta Paolo Baldessari, Head of Fixed Income & Alternative Investments di Banca Generali.
Il voto ha una portata globale non solo perché l’India è il Paese più popoloso del mondo (nel 2022 ha superato la Cina e conta quasi 1,5 miliardi di abitati), o la più grande democrazia del mondo, ma perché quella del subcontinente è la grande economia a più rapida crescita al mondo. Con un mercato finanziario sempre più importante per i portafogli degli investitori di tutto il mondo.
L’India, tra i “big” è il paese con il PIL in più rapida crescita al mondo, con un tasso annuale del 6-7%. È già la quinta economia mondiale e secondo le stime nel 2027 supererà Germania e Giappone e sarà al terzo posto, dietro Usa e Cina. Prospettive che attirano ingenti investimenti da tutto il mondo. Secondo le stime di Morningstar, nel primo trimestre 2024 sono entrati nei fondi e negli ETF europei specializzati sull’azionario indiano oltre 3 miliardi di euro, per un patrimonio in gestione di oltre 37 miliardi di euro.
“Negli ultimi anni, l'India è diventata uno dei mercati emergenti più attraenti per gli investitori globali, anche grazie a una serie di riforme economiche e politiche implementate dal governo di Narendra Modi. Per questo, la conquista del terzo mandato alle elezioni generali del 2024, ad oggi considerata quasi certa, dovrebbe consolidare ulteriormente la fiducia degli investitori”, commenta Francesca Battistelli, Responsabile Gestioni Patrimoniali Personalizzate & Equity di Banca Generali.
Una storia di successo che però ha radici profonde nei fondamentali del Paese, oltre che nella politica business-friendly di Modi.
“L’aspetto demografico rappresenta uno dei motori della crescita economica. L’india è il Paese più popoloso al mondo e ha a un’età media bassa (30 anni). Ciò la pone in una posizione quasi opposta rispetto alla Cina, dove l’età media è molto più alta (40 anni) più vicina demograficamente ad Europa e Giappone. Entro il 2031 l’aumento della forza lavoro mondiale sarà rappresentata per il 20% da Indiani”, continua Battistelli.
“Questo ‘dividendo demografico’ potrà essere sfruttato appieno, se la crescita dei salari e della capacità di spesa andranno a coinvolgere anche chi non ha ancora beneficiato del boom. Se Modi governerà altri cinque anni e l’India continuerà a crescere allo stesso ritmo così farà anche la sua classe media: 60 milioni di persone guadagnano oltre $10,000 all’anno; entro il 2027, lo faranno 100 milioni. Il potenziale è però enormemente più alto: con una popolazione attiva di 1 miliardo di persone attualmente solo 100 milioni hanno una occupazione stabile. La sfida sarà dunque quella di ampliare i beneficiari”, spiega Battistelli.
Grazie a questi fondamentali e a un immenso potenziale ancora inesplorate cui le elezioni in arrivo non hanno creato volatilità sul mercato indiano. Nel 2023, il mercato azionario indiano ha decisamente sovraperformato le Borse emergenti, mettendo a segno un rialzo del 20,8% in euro, contro il +7,7% dell’indice Morningstar Emerging Markets. Anche dall’inizio del 2024 è in una posizione di vantaggio (+10,4% vs +7,3% al 6 maggio 2024).
Tra i settori, come in altri mercati globali “l’aumento della domanda di servizi IT e l'adozione di tecnologie avanzate come l’AI e il cloud computing stanno guidando la crescita del comparto tech. Anche l’e-commerce è in forte crescita, con l’affermarsi di numerose piattaforme online”, spiega Battistelli.
Trend forti si registrano anche sui beni di consumo: “la forte espansione della classe media indiana e il potere d'acquisto crescente alimentano la domanda di generi alimentari, abbigliamento e beni durevoli”. Nel settore finanziario, “l'aumento del reddito disponibile e l'urbanizzazione stanno spingendo la domanda di servizi avanzati. Inoltre, le riforme del governo Modi hanno rafforzato il settore attraverso la riduzione dei crediti deteriorati, la ricapitalizzazione delle banche pubbliche e l'adozione di tecnologie digitali”, sottolinea Battistelli.
“L’India è ormai il quarto mercato azionario mondiale per capitalizzazione e ha sovraperformato negli ultimi 20 anni gli altri mercati. La crescita degli utili attesa nei prossimi due anni (+14%) è tra le più elevate al mondo”, sottolinea l’esperta di Banca Generali.
Un rally, quello della Borsa di Mumbai, che suscita però qualche timore che i titoli siano ormai sopravvalutati, anche perché l’esito preferito dai mercati, ovvero una vittoria di Modi, sembra già ben prezzato. Anche i fattori macro potrebbero avere un impatto: l’India è un importatore netto di molte materie prime, petrolio in primis, e un aumento dei prezzi potrebbe creare pressioni inflazionistiche e ridurre la competitività dell’export.
Sul fronte obbligazionario, “storicamente l’esito delle elezioni politiche tende comunque a non impattare in maniera eccessiva sul mercato domestico, vista anche la presenza irrilevante degli investitori stranieri. Uno degli obiettivi del governo Modi è proprio quello di consentire un maggiore afflusso di capitali sul mercato obbligazionario indiano, uno dei più grandi tra i Paesi emergenti (oltre 1400 miliardi di dollari). Un primo successo in questo senso si è registrato nei mesi scorsi, con la decisione di JPMorgan e Bloomberg di inserire i bond indiani all’interno dei loro indici obbligazionari globali, a partire da giugno 2024. Si stimano flussi potenziali in entrata per 25 - 30 miliardi di dollari nel giro dei prossimi 12 mesi, che potrebbero prolungare l’ottima performance registrata dei bond indiani rispetto ai bond governativi dei paesi emergenti e sviluppati”, commenta Baldessarri.
Nel complesso, l’India “è comunque un Paese emergente, in cui la minore circolarità informativa crea delle inefficienze che possono essere sfruttate solo grazie alla consulenza finanziaria e la gestione attiva, strumenti essenziali per capitalizzare le potenzialità del mercato”, conclude Battistelli.