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Mercati finanziari, il secondo semestre sarà a due velocità
Mercati finanziari, il secondo semestre sarà a due velocità
07 luglio 2023#WeeklyWatch

Mercati finanziari, il secondo semestre sarà a due velocità

Gli analisti vedono un mercato dell’equity più debole. Esperti neutrali sul reddito fisso mentre si va verso un dollaro meno forte. L’inflazione resta il convitato di pietra.

Al giro di boa del semestre il vento torna a soffiare sui mercati. Ma a quanti nodi viaggiano le correnti di recessione? Quali sono le prospettive del Pil? Il secondo semestre dell’anno sarà Orso?

Domande sempre più impellenti a valle dei rallentamenti delle borse europee e mondiali degli ultimi giorni, trainate al ribasso dal dato sull'occupazione nel settore privato Usa (aumentata più del doppio delle attese) e l'Ism dei servizi, sceso meno del previsto. Tornano le nubi dunque sui mercati finanziari e chi puntava su un allentamento delle politiche monetarie restrittive resterà probabilmente deluso: la forza del mercato del lavoro Usa, i verbali dell'ultima riunione della Fed, l'andamento del settore dei servizi americano confermano la forza della congiuntura degli Stati Uniti in questa fase e lasciano ampi margini di manovra ai “falchi” della Fed.

Per tutte queste ragioni dopi il recente rallentamento dell’inflazione e il boom delle borse europee e mondiali registrato nel primo semestre dell’anno, risparmiatori e investitori, ora che riparte l’ottovolante, si chiedono che cosa accadrà nella seconda metà del 2023. Per iniziare a rispondere a questa domanda è bene partire dai nuovi dati dell'indagine della Bce che hanno mostrato come le aspettative medie sull'inflazione per il prossimo anno scenderanno al 3,9%, il minimo dall'inizio della guerra della Russia in Ucraina.

Una buona notizia ma non di certo un punto di arrivo. L'Ipc (indice dei prezzi al consumo) è ancora ben al di sopra dell'obiettivo del 2% dell’ex Eurotower e i prezzi al consumo core rimangono elevati. I tassi di interesse elevati, inoltre, stanno danneggiando anche il mercato immobiliare: i dati ufficiali hanno mostrato che i prezzi delle case nell'Eurozona sono diminuiti per il secondo trimestre consecutivo, le prime due contrazioni consecutive in quasi un decennio.

Un timido segnale positivo arriva però dalla manifattura. Dai nuovi dati dell’indagine Pmi per il settore dei servizi a giugno è emerso un raffreddamento delle pressioni sui prezzi nell'Eurozona. I costi di input sono rimasti elevati ma sono scesi al minimo di 25 mesi, con le aziende che, in risposta, hanno moderato gli aumenti dei prezzi. Il settore è ancora fragile, con la crescita che rallenta, sebbene la creazione di posti di lavoro sia rimasta solida. Il rallentamento dello slancio è stato più evidente in Francia, Paese colpito dalle proteste e dagli scioperi per la riforma delle pensioni, insieme a condizioni di finanziamento più difficili e a una domanda più debole.

Il momento clou della serie di dati Pmi come ha evidenziato il Financial Times in un approfondimento ad hoc è rappresentato dalla Cina dove l'attività dei servizi più lenta del previsto ha rafforzato le preoccupazioni sulla forza della ripresa del Paese, trascinando al ribasso le azioni in Asia ed Europa. Mentre nel Regno Unito il quadro è a due velocità. Lo slancio nell’ultimo trimestre è stato debole a causa del rallentamento della crescita dei nuovi ordini, sebbene la creazione di posti di lavoro sia stata robusta. L'inflazione dei costi di acquisto è scesa al livello più basso da maggio 2021, mentre la spesa delle imprese e dei consumatori è rimasta resiliente.

Outlook

Che cosa aspettarsi dunque per i prossimi mesi? Secondo Generoso Perrotta, Head of Financial Advisory di Banca Generali, il rallentamento economico in atto potrebbe intensificarsi ma, secondo le ultime previsioni dei principali organismi internazionali e delle banche centrali dei maggiori Paesi, senza compromettere il trend di crescita positiva.

Un approccio più restrittivo delle attese da parte delle banche centrali potrebbe rallentare ulteriormente il ritmo di ripresa del ciclo economico nei rispettivi Paesi. Le economie, dove il ciclo di rialzo dei tassi ha già raggiunto il proprio apice, potrebbero sperimentare una fase di maggiore stabilizzazione.

L’azione restrittiva operata dalle banche centrali dei Paesi che hanno sinora sperimentato livelli di inflazione elevati dovrebbe contribuire al progressivo ridimensionamento delle pressioni sui prezzi, favorendo il prosieguo del processo di disinflazione in atto”, commenta Perrotta.

Tuttavia, in alcune economie l’inflazione, pur rallentando, potrebbe rimanere su livelli ancora lontani dai target, dimostrandosi più vischiosa e persistente del previsto. Il contesto inflattivo in Cina dovrebbe continuare a rimanere moderato, in controtendenza rispetto a quanto accaduto nelle principali economie occidentali”, prosegue.

Il contesto disegnato insomma non è immune da rischi. Un’inflazione difficile da domare potrebbe indurre le principali banche centrali a proseguire nella propria azione restrittiva. L’inasprimento delle condizioni del credito per effetto del prolungamento delle politiche monetarie restrittive potrebbe incidere sulla crescita e acuire il rallentamento in atto.

Mercati finanziari: Equity e Obbligazionario

In questo scenario come si muovono le diverse asset class? La maggior parte degli analisti vedono un mercato dell’equity un po’ più debole nei prossimi trimestri influenzato dagli indicatori relativi ai nuovi ordini, alla disponibilità del credito e all’offerta di liquidità. Inoltre questo è un periodo stagionalmente debole per i mercati. Per questo motivo Fidelity si posiziona sottopeso di equity con un orizzonte temporale da qui ai prossimi 3-6 mesi e indirizza verso un posizionamento settoriale difensivo in settori considerati anti-ciclici come sanità e beni di prima necessità.  Dal canto suo Ubs prevede eventuali flessioni significative nel mercato azionario legate alle preoccupazioni circa il raggiungimento di un accordo sul tetto del debito: “se il governo americano non dovesse rispettare i propri obblighi sul debito potrebbe essere una fase interessante per aumentare l'esposizione azionaria”, spiegano in un report.

Gli analisti notano che le aziende hanno mantenuto il potere di determinazione dei prezzi in un contesto di rallentamento della crescita economica e l'attività nominale è ancora elevata e ha spazio per un'ulteriore decelerazione senza innescare timori di recessione. La resilienza dell'attività nominale e dei margini delle società statunitensi suggerisce che il calo degli utili è limitato al netto di una possibile recessione che gli esperti non ritengono imminente. In vista delle trattative sul tetto del debito, il posizionamento di valore relativo in azioni e valute estere è diventato per Ubs un po' più difensivo, in linea con la convinzione che ci sarà qualche disagio nei mercati lungo il percorso verso un eventuale accordo.

E il mercato obbligazionario? La maggior parte degli analisti rimangono neutrali sul reddito fisso. Nei prossimi mesi si prevede un taglio dei tassi da parte della Fed e una riduzione dei tassi a due e dieci anni. Gli esperti confermano pertanto l’attuale posizionamento sull’obbligazionario e continuano a prediligere i titoli di Stato con una view sovrappesata. Questo a scapito del segmento creditizio, dove gli esperti ritengono che gli spread – soprattutto quelli dell’high yield – non riflettano adeguatamente né compensino i rischi economici incombenti. Ne consegue una view di Vontobel negativa sul segmento high yield e neutrale sull’investment grade. Infine rimane sovrappesato sul debito dei mercati emergenti in valuta forte.

Inoltre molti ritengono che il nuovo regime di mercato possa presentare rendimenti attesi inferiori e una maggiore rispetto all'ultimo ciclo. L'opinione è fondata, anche se secondo Goldman Sachs è probabilmente sbilanciata verso il mercato azionario. In effetti, questo stesso nuovo ciclo di mercato offre anche rinnovate opportunità nel reddito fisso core. Secondo gli analisti, gli investitori possono capitalizzare i livelli di rendimento più elevati in oltre un decennio grazie a una politica monetaria globale più restrittiva e tassi di interesse più elevati, raddoppiando potenzialmente i rendimenti annualizzati e riducendo la volatilità complessiva. Il ciclo di mercato post-pandemia ha portato le prime sfide di investimento, ma il reddito fisso core potrebbe d’ora in poi essere considerata un'alternativa ragionevole alle azioni.

Mercati finanziari: le valute

Venendo alle valute la maggior parte degli analisti concorda sul fatto che il dollaro potrebbe indebolirsi leggermente. Dello stesso avviso sia Alliance Bernstein che Ubs secondo cui l'evidenza del minimo ciclico globale potrebbe portare a una rinnovata debolezza del dollaro Usa sebbene, a breve termine, il deterioramento della propensione al rischio, l'inflazione persistente e il rischio di recessione potrebbero innescare una forza episodica del dollaro Usa. In Giappone, la Boj ha confermato un lungo periodo di revisione della strategia, sebbene rimangano possibili alcuni aggiustamenti all'Ycc. Unitamente al miglioramento della crescita interna e al picco di altri tassi sui mercati marziali, intravediamo un potenziale di rialzo per lo yen.

Infine secondo Goldman Sachs i mercati delle materie prime continuano a essere combattuti tra macro venti contrari e micro venti favorevoli. La performance a breve termine dovrebbe essere messa alla prova da timori di recessione irrisolti, tassi reali elevati e periodi pluriennali di forza dell'Usd. A lungo termine, gli analisti ritengono che i vincoli fisici del complesso delle materie prime abbiano un peso maggiore. Nel frattempo, le dislocazioni tra i tipi di proprietà immobiliari possono presentare interessanti punti di ingresso per le attività che beneficiano di tendenze secolari sostenute da solidi fondamentali.

Generoso Perrotta, Head of Financial Advisory di Banca Generali Generoso Perrotta, Head of Financial Advisory di Banca Generali
L’azione restrittiva operata dalle banche centrali dei Paesi che hanno sinora sperimentato livelli di inflazione elevati dovrebbe contribuire al progressivo ridimensionamento delle pressioni sui prezzi, favorendo il prosieguo del processo di disinflazione in atto.

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