Al giro di boa del semestre il vento torna a soffiare sui mercati. Ma a quanti nodi viaggiano le correnti di recessione? Quali sono le prospettive del Pil? Il secondo semestre dell’anno sarà Orso?
Domande sempre più impellenti a valle dei rallentamenti delle borse europee e mondiali degli ultimi giorni, trainate al ribasso dal dato sull'occupazione nel settore privato Usa (aumentata più del doppio delle attese) e l'Ism dei servizi, sceso meno del previsto. Tornano le nubi dunque sui mercati finanziari e chi puntava su un allentamento delle politiche monetarie restrittive resterà probabilmente deluso: la forza del mercato del lavoro Usa, i verbali dell'ultima riunione della Fed, l'andamento del settore dei servizi americano confermano la forza della congiuntura degli Stati Uniti in questa fase e lasciano ampi margini di manovra ai “falchi” della Fed.
Per tutte queste ragioni dopi il recente rallentamento dell’inflazione e il boom delle borse europee e mondiali registrato nel primo semestre dell’anno, risparmiatori e investitori, ora che riparte l’ottovolante, si chiedono che cosa accadrà nella seconda metà del 2023. Per iniziare a rispondere a questa domanda è bene partire dai nuovi dati dell'indagine della Bce che hanno mostrato come le aspettative medie sull'inflazione per il prossimo anno scenderanno al 3,9%, il minimo dall'inizio della guerra della Russia in Ucraina.
Una buona notizia ma non di certo un punto di arrivo. L'Ipc (indice dei prezzi al consumo) è ancora ben al di sopra dell'obiettivo del 2% dell’ex Eurotower e i prezzi al consumo core rimangono elevati. I tassi di interesse elevati, inoltre, stanno danneggiando anche il mercato immobiliare: i dati ufficiali hanno mostrato che i prezzi delle case nell'Eurozona sono diminuiti per il secondo trimestre consecutivo, le prime due contrazioni consecutive in quasi un decennio.
Un timido segnale positivo arriva però dalla manifattura. Dai nuovi dati dell’indagine Pmi per il settore dei servizi a giugno è emerso un raffreddamento delle pressioni sui prezzi nell'Eurozona. I costi di input sono rimasti elevati ma sono scesi al minimo di 25 mesi, con le aziende che, in risposta, hanno moderato gli aumenti dei prezzi. Il settore è ancora fragile, con la crescita che rallenta, sebbene la creazione di posti di lavoro sia rimasta solida. Il rallentamento dello slancio è stato più evidente in Francia, Paese colpito dalle proteste e dagli scioperi per la riforma delle pensioni, insieme a condizioni di finanziamento più difficili e a una domanda più debole.
Il momento clou della serie di dati Pmi come ha evidenziato il Financial Times in un approfondimento ad hoc è rappresentato dalla Cina dove l'attività dei servizi più lenta del previsto ha rafforzato le preoccupazioni sulla forza della ripresa del Paese, trascinando al ribasso le azioni in Asia ed Europa. Mentre nel Regno Unito il quadro è a due velocità. Lo slancio nell’ultimo trimestre è stato debole a causa del rallentamento della crescita dei nuovi ordini, sebbene la creazione di posti di lavoro sia stata robusta. L'inflazione dei costi di acquisto è scesa al livello più basso da maggio 2021, mentre la spesa delle imprese e dei consumatori è rimasta resiliente.