Il risparmio e le sfide d'autunno
Con la pausa estiva che sta per finire, per gli italiani è tempo di guardare alle sfide che attendono il risparmio nei mesi autunnali. Un autunno che si preannuncia caldo su molti fronti e che si somma a una prima parte d’anno già di per sé molto volatile per diverse cause
Oggi, però, il principale motivo di preoccupazione sembra essere legato all’impennata del prezzo del gas, che è schizzato nei giorni scorsi sopra il record di 290 MWh. E pur se questo ha subito ritracciato al di sotto di questa soglia, il segnale è stato sufficiente per aumentare i timori di una ulteriore impennata inflattiva e sollevare venti di recessione per diverse economie.
Il bilancio delle borse da inizio 2022
Tra ribassi e rimbalzi, il bilancio da inizio anno per le maggiori borse internazionali è finora negativo. Da gennaio al 22 agosto, l’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha subito un calo di circa il 18% mentre il Dax 30 di Francoforte ha perso quasi il 17%. Non è andato molto meglio al Cac 40 di Parigi, che ha ceduto in quasi 8 mesi più di 11 punti percentuali mentre l’S&P 500, che raggruppa i titoli delle maggiori aziende quotate negli Stati Uniti, ha perso oltre il 13%. In tutto questo, inoltre, va registrato anche il deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, ormai ai minimi da 20 anni e addirittura sotto la soglia di parità. Cosa aspettarsi ora, da qui a fine anno?
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L’autunno dei mercati: cautela ma niente panico
L’autunno del 2022 arriverà quindi con ancora molti interrogativi in attesa di risposta. Cosa succederà nel mercato delle materie prime? Quale direzione imboccheranno i prezzi del gas? Quali effetti avrà questo scenario sul livello dell’inflazione? E come si comporteranno le banche centrali nei prossimi mesi? Che impatto potrebbero avere sulla crescita i futuri rialzi dei tassi di interesse? Eppure non tutto è così negativo, anzi. Di fronte a questa sfilza di incognite, per gli investitori è consigliabile comportarsi come sempre conviene nei momenti di incertezza: affidarsi a un bravo consulente finanziario capace di costruire un portafoglio ben diversificato e in grado di cogliere le opportunità che comunque si presenteranno. Dotarsi di una buona dose di liquidità (maggiore di quella presente in condizioni “normali”) può rivelarsi una mossa interessante per poi posizionarsi sui mercati azionari in maniera graduale e puntare a rendimenti significativi nel medio e lungo periodo. Meglio muoversi con cautela, insomma, pur nella consapevolezza che un portafoglio ben diversificato deve includere comunque le principali asset class, dalle azioni alle obbligazioni fino alle materie prime.
Le incognite principali: inflazione e caro energia
Sintetizzando il contesto, è possibile dire che sono due le principali incognite per i mercati in questo autunno in arrivo: inflazione e caro energia. L’azione restrittiva intrapresa dalle banche centrali (che hanno già alzato i tassi di interesse) dovrebbe però determinare un calmieramento delle pressioni inflattive che potrebbero essere ormai prossime a un picco massimo. Nelle più recenti proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, si prevede infatti che il tasso di crescita dei prezzi raggiunga quest’anno il 6,6% nelle economie avanzate (scendendo dunque dai massimi) e il 9,5% in quelle emergenti. Come già ricordato, tuttavia, eventuali interruzioni nelle forniture di gas da parte della Russia costituiscono una fonte di potenziale rincaro dei prezzi energetici e di conseguente rialzo dell’inflazione a livello globale.
L’azionario, un buon terreno in cui stare
Per quanto riguarda le singole classi di investimento, i ribassi registrati nel corso del 2022 hanno indubbiamente riportato i principali indici azionari mondiali su livelli interessanti e inferiori alle medie degli ultimi anni. Pur se nel breve periodo dovrebbero permanere elementi di incertezza, il comparto azionario presenta oggi elementi di grande interesse per chi cerca di perseguire strategie di pianificazione patrimoniale a medio-lungo raggio.
Occasioni tattiche anche nell’obbligazionario
Sul fronte obbligazionario, invece, dopo i rialzi dei tassi e i conseguenti ribassi dei prezzi dei bond, i rendimenti sono saliti significativamente da inizio anno. Nonostante i picchi raggiunti a metà giugno, non vi sono però concreti segnali di una stabilizzazione del livello dell’inflazione. Il che potrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) indurre le banche centrali ad ulteriori interventi di politica monetaria. Anche nell’obbligazionario, insomma, ci sono diverse incognite da pesare bene sul piatto della bilancia.
Materie prime in chiaroscuro
Lo scenario è complesso anche per quel che riguarda le materie prime. Finché rimangono le tensioni geopolitiche e le strozzature nel rapporto domanda/offerta, i prezzi del greggio e dei prodotti petroliferi dovrebbero, nel breve, permanere su livelli ancora elevati. Ma ci sono anche rischi di ribasso dei prezzi nel caso ci fosse un rallentamento dell’economia mondiale. Considerazioni simili, seppur in una prospettiva diversa, anche per l’oro e i metalli preziosi. In uno scenario di incertezza come quello attuale e di inflazione elevata, di solito il metallo giallo resta attraente per la sua funzione di bene-rifugio. Se però l’aumento dei prezzi dovesse aver raggiunto un picco per poi ritracciare, nel breve periodo anche le quotazioni dell’oro potrebbero essere penalizzate.