“Negli Stati Uniti, infatti, i multipli rimangono a livelli sostenuti con il rapporto prezzo / utili dell’SP500 per il prossimo anno a 19x, ovvero gli analisti trattano i titoli americani 19 volte le aspettative di utili medi 2023. Tale valutazione è impattata dai multipli particolarmente elevati di alcuni titoli del comparto tech, protagonisti di una forte crescita nel corso di quest’anno”, prosegue Cominotto.
L’Europa, invece, rimane più conveniente rispetto agli Stati Uniti, con valutazioni intorno a 12x. Più in dettaglio – secondo l’esperto - l’Italia risulta avere valutazioni particolarmente attraenti, con un P/E ratio di circa 8x. Questi valori, uniti al fatto che le attese sulla crescita degli utili a livello globale per il prossimo anno risultano mediamente superiore al 5% ci inducono a non identificare particolari criticità riguardo gli attuali multipli.
Per analizzare le prospettive del mercato obbligazionario è necessario fare un passo indietro e avanzare una riflessione sui tassi. Gli ultimi dati sui prezzi al consumo in Europa sono stati piuttosto confortanti: a ottobre il Cpi è uscito sotto le attese, al 2,9%. E l’economia europea sta mostrando dei segnali di difficoltà. “Per questi motivi gli investitori sono sempre più convinti che il picco sui tassi sia stato raggiunto e che, nel corso del prossimo anno, vedremo i primi tagli”, spiega Paolo Baldessari, Head of Fixed Income & Alternative Investments di Banca Generali. “Le curve dei money market scontano ben quattro ribassi da 0,25%, concentrati nella seconda parte del 2024. Alcuni analisti si spingono a ipotizzare che la Bce potrebbe muoversi addirittura in anticipo, tagliando i tassi prima della Fed, un evento mai successo nella storia della banca centrale europea”.
Di questo contesto particolarmente positivo sui tassi europei, i principali beneficiari sono stati i titoli di Stato italiani, che hanno incassato anche un’inattesa promozione da parte di Moody’s. Dopo S&P e Fitch, che a novembre hanno confermato il rating a BBB, Moody’s ha cambiato le prospettive sul nostro debito da negative a stabili, allontanando il rischio di un ribasso a livello speculativo. “Ciliegina sulla torta per gli investitori nei Btp, il Tesoro italiano ha annunciato di aver cancellato diverse aste nel mese di novembre e di dicembre, grazie al buon andamento delle entrate e al successo nei collocamenti delle obbligazioni retail”, prosegue il manager. “Il calendario delle aste per il 2024 sarà invece impegnativo: con un 10% dello stock di debito in scadenza nei prossimi 12 mesi, gli analisti stimano che i volumi netti di nuove emissioni si collocheranno attorno ai 100 mld €. La scadenza media del debito italiano è comunque tra le più lunghe tra quelle europee (> 8 anni) e la cedola media pagata sull’intero stock di Btp, oggi pari al 2,8%, è di poco sopra il minimo storico toccato nel 2022 (2,5%)”, conclude l’esperto.
Alla luce di questa volatilità il consiglio è quello di diffidare dalla tentazione del fai da te e di affidarsi all’esperienza e alle competenze di professionisti esperti. Il rischio concentrazione e inversione di tendenza dei mercati con queste variabili geopolitiche è sempre dietro l’angolo e la regola d’oro rimane quella della diversificazione consapevole che insieme a un consulente esperto rappresenta una buona bussola per orientarsi in queste condizioni di mercato complesse.