L’abolizione del regime «RES NON-DOM» nel Regno Unito rappresenta un elemento di potenziale interesse per le banche italiane, che si sono interrogate sulle possibilità attrattive offerte dal sistema fiscale italiano in merito a persone non residenti che decidono di trasferire la propria residenza in Italia.
Dopo 200 anni a Londra è stretta sui grandi capitali
Le vicine piazze finanziarie come Milano potrebbero beneficiare dell’abolizione del regime Res-Non-Dom che sta spingendo lo 0,25% dei contribuenti che paga il 3,15% delle tasse in Uk a spostare la ricchezza verso altri Paesi. Elemento di potenziale interesse per le banche italiane che si stanno attrezzando
Stabilità politica e una legge del 1799 hanno permesso agli stranieri che abitano nel Regno Unito di scegliere di pagare le tasse solo su quello guadagnato in Uk, tenendo fuori le loro ricchezze all’estero, a condizione che non venissero riportate nel Paese o depositate sui conti correnti locali. Ad oggi circa 74 mila persone si avvantaggiavano di questo privilegio, solo dieci anni fa erano 115 mila circa. Per 200 anni questa norma ha permesso al Paese di attrarre contribuenti d’oro, in barba alle critiche che periodicamente venivano sollevate rispetto a quella che era considerata una specie di “omaggio fiscale”. Sia i conservatori che il Governo Laburista hanno deciso di andare oltre a questo condono, con la cancelliera Rachel Reeves che ha condotto in porto la stretta.
Lo status Non-Dom è stato così abolito nel Regno Unito e in sostituzione verrà applicato un nuovo regime opzionale per quanti si qualificheranno come fiscalmente residenti nel Regno Unito a partire dal 2025. Tra le misure ce n’è una che va sottolineata: si sta mettendo a punto l’imposizione di pagare la tassa di successione del 40 per cento anche sugli asset esteri tenuti in un trust. Questo rischia seriamente di mettere le basi per una fuga da Londra, già avviata con la Brexit. Per fare un esempio Christian Angermayer ha annunciato a Bloomberg il suo trasferimento a Lugano.
Il rovescio della medaglia è che tale legge potrebbe beneficiare altre piazze attrattive, come per esempio l’Italia. L’abolizione del regime Res-Non-Dom sta infatti spingendo lo 0,25% dei contribuenti del Regno Unito che paga il 3,15% delle tasse nel Paese (13 volte in più rispetto a un contribuente medio) a spostare la sua ricchezza verso altri Paesi.
“L’abolizione del regime «RES NON-DOM» nel Regno Unito rappresenta un elemento di potenziale interesse per le banche italiane, che si sono interrogate sulle possibilità attrattive offerte dal sistema fiscale italiano in merito a persone non residenti che decidono di trasferire la propria residenza in Italia”, spiega Marzio Albonico, Responsabile Family Protection & Planning presso Banca Generali e presidente di Generfid.
L’esperto ricostruisce che l’art 24 bis del Testo Unico Imposte sui Redditi italiano prevede una flat tax di 200.000 euro (ridotta a 100.000 per coloro che hanno aderito al regime prima del 10 agosto 2024) su tutti i redditi prodotti all’estero da neoresidenti, fatta eccezione per le plusvalenze realizzate entro cinque anni dal trasferimento in Italia e riferite a cessioni di partecipazioni qualificate in soggetti esteri. L’opzione può essere estesa anche a familiari (con importo pari a 25.000 m euro per ciascun aderente) a condizione che anche loro trasferiscano la residenza in Italia e ha una durata di 15 anni. Per i cittadini extra UE il regime agevolato italiano è subordinato al conseguimento dell’Investor Visa o del permesso di lavoro. La concessione dell’Investor Visa richiede avere investito 500.000 euro in una società di capitali italiana (250.000 euro se startup innovativa) o possedere 2 milioni di euro in titoli di stato o aver donato 1 milione per una iniziativa filantropica.
“Sinora il regime 24 bis non ha ricevuto particolari adesioni (pur in assenza di dati ufficiali si stimano nel 2024 circa 2.500 contribuenti aderenti) tuttavia l’abolizione dei RES NON DOM genera un rinnovato interesse, soprattutto per famiglie italiane di ritorno, soggetti appartenenti a famiglie imprenditoriali HNWI interessate da liquidity event, o che hanno redditi da holding/trust, cittadini europei residenti a Hong Kong e che per questioni geopolitiche decidono di rientrare in territorio Ue, cittadini sudamericani”, specifica Albonico.
Un importante aspetto da non sottovalutare è quello connesso all’imposta di successione e donazione, che si applicherebbe solo ai beni situati in Italia e che lascerebbe esenti da imposte i beni – certamente di importante valore – detenuti all’estero.
“Per le banche italiane diventa quindi cruciale poter offrire un sistema di detenzione all’estero di patrimoni finanziari; diversamente, se i soggetti aderenti al regime di flat tax avessero depositi in Italia, i relativi redditi sarebbero prodotti in Italia e quindi tassati in via ordinaria. In questo contesto Banca Generali si pone in una posizione di favore perché attraverso BG Suisse può offrire ai clienti una piazza estera di detenzione del patrimonio finanziario senza rinunciare al servizio di consulenza italiano, con tutte le garanzie del caso inclusa l’applicazione delle tutele previste dalla direttiva MIFID”, conclude Albonico.