L’inizio del 2025 è stato invece tutt’altro che sereno per i titoli tecnologici. In poco più di un mese di contrattazioni “abbiamo visto movimenti di volatilità importanti con l’annuncio dei dazi dell’amministrazione Trump e, prima, con il ‘caso DeepSeek’”, rimarca Longhi.
La miccia della volatilità sembra essere stata in primis proprio il laboratorio cinese di intelligenza artificiale, che ha presentato il suo nuovo modello di AI, sostenendo di averlo realizzato in soli due mesi e con soli 6 milioni di dollari, rispetto ai 5 miliardi di dollari di investimenti annui dell’americana OpenAI, creatrice di ChatGpt. Il risultato è stato un crollo di 1.000 miliardi di dollari nella capitalizzazione dei titoli tech statunitensi ed europei, in una sola seduta.
“Questa instabilità viene dai dubbi sul fatto che l’AI, dopo la comparsa di concorrenti apparentemente a basso costo come DeepSeek, possa essere ancora il driver in grado di sostenere il rally di questi titoli. E insieme alla volatilità stiamo vedendo anche molta più dispersione nelle performance, con società in forte rialzo, come Palantir Technologies, e altre più difficoltà, come Tesla”, aggiunge il gestore di Banca Generali.
Sullo sfondo di profila il tema di quanto i titanici investimenti delle società tecnologiche Usa nell’infrastruttura necessaria alle soluzioni di Intelligenza Artificiale possano essere sostenibili. Solo per il 2025 si parla di 215 miliardi di spesa solo da parte di Google, Meta e Microsoft. Molti investitori e osservatori, infatti, iniziando a chiedersi quale sarà il ritorno di questa spesa in conto capitale in termini di ricavi, flussi di cassa e utili, oltre che per quanto tempo il volume di tale spesa potrà essere mantenuto al volume attuale.
Un calo di questi capex a fronte di un’infrastruttura che si fa più matura, spiega Longhi, potrebbe colpire società come NVIDIA, la cui crescita dei ricavi è strettamente legata alla spesa per investimenti di altri player, come Microsoft e Meta.
Dall’altro lato della galassia tech “ci sono i mondi dei software, dei servizi online e del cloud, dove chiaramente la dinamica è più positiva, con flussi di ricavi ben diversificati, margini solidi e valutazioni meno estreme”, continua il gestore di Banca Generali.