Le previsioni sui tassi sono state fortemente ridimensionate, in particolare per la Federal Reserve, che ha confermato, nell’ultima riunione di giugno, che ci sarà, forse, solo un taglio dei tassi da qui a fine anno, mentre a inizio 2024 i tagli previsti erano sei
Tornano i timori sugli spread: analisi dei bond
Il 2024 era iniziato con grandi speranze per l’obbligazionario, ma negli ultimi giorni i timori sull’instabilità politica sono tornati a pesare sugli spread e i previsti tagli dei tassi non si sono materializzati nella misura prevista. Un mercato complesso da avvicinare con l’aiuto di una gestione attiva e professionale
Il 2024 sarà un anno perduto per le obbligazioni? È quello che si chiedono molto osservatori e investitori, dopo che la volatilità è tornata a intensificarsi sugli spread, complice il clima di incertezza politica seguito alle elezioni europee, in particolare in vista del nuovo voto parlamentare in Francia. Questo mentre nelle settimane precedenti i mercati avevano visto ripetutamente frustrate le loro speranze di numerosi e rapidi tagli dei tassi da parte delle banche centrali nei Paesi sviluppati.
Ora in molti si chiedono se l’anno, iniziato all’insegna di un grande ottimismo (ancora vivo in diversi segmenti), non sia destinato a rivelarsi una delusione densa di volatilità. Al contempo c’è anche chi vede ancora grandi opportunità nel credito. Questa divergenza di vedute (e di performance tra i vari segmenti di mercato) lascia molti investitori confusi e incerti, in particolare quelli fai-da-te, che possono tendere a sottovalutare i rischi di un mercato solo in apparenza sicuro come quello obbligazionario.
“Il 2024 si era aperto con grandi attese per l’azione delle banche centrali grazie alla moderazione dell’inflazione nell’ultima parte del ’23 e il rischio di un forte rallentamento dell’economia, gli analisti avevano previsto una ‘sforbiciata” ai tassi d’interesse di 1,5-2% nel corso di quest’anno”, spiega Paolo Baldessari, responsabile Fixed Income & Alternative per l’area dell’Asset Management di Banca Generali.
Una previsione che, come si è visto, non si è tradotta in realtà. “La tanto temuta recessione non si è materializzata, l’occupazione ha continuato a crescere (anche in Italia) e l’inflazione, pur in calo, rimane stabilmente sopra gli obiettivi delle banche centrali”, rimarca Baldessari.
La realtà ha preso in contropiede gli investitori in particolare negli Stati Uniti, la cui economia si è rivelata sorprendentemente forte di fronte a una stretta monetaria, quella del 2022-23, senza precedenti per rapidità dell’aumento del costo del denaro. Mese dopo mese i payroll, i dati sul mercato del lavoro, hanno superato le attese in positivo, mentre l’inflazione è rimasta ostinatamente sopra il target del 2%, spingendo Powell e gli altri membri del board della Fed alla prudenza.
“Le previsioni sui tassi sono state fortemente ridimensionate, in particolare per la Federal Reserve, che ha confermato, nell’ultima riunione di giugno, che ci sarà, forse, solo un taglio dei tassi da qui a fine anno, mentre a inizio 2024 i tagli previsti erano sei”. Nel resto del mondo le altre banche centrali, condizionate da un’economia più debole, hanno invece iniziato a tagliare i tassi, con grande cautela: “dopo Svizzera, Svezia e Canada, anche la Banca Centrale Europea ha inaugurato, sia pure con molta cautela, una nuova fase di ribasso dei tassi nel mese di giugno”, spiega Baldessari.
Una prudenza, quella delle autorità monetarie, che si è fatta sentire sui bond. “Le obbligazioni governative, più sensibili alle aspettative sui tassi di interesse, hanno messo a segno performance negative da inizio anno (-2%)”, commenta l’esperto di Banca Generali.
Altri segmenti del mercato hanno invece fatto decisamente meglio, anche grazie ai fondamentali e a un andamento dell’economia migliore delle attese.
“Performance decisamente migliori invece per le obbligazioni societarie, grazie ai significativi flussi in entrata dopo oltre due anni di deflussi. I fondamentali creditizi delle aziende europee rimangono ancora solidi: i margini mostrano una buona tenuta e le aziende stanno utilizzando attivamente la cassa per ridurre il debito. Non a caso, il termine ‘deleveraging’, cioè riduzione dell’indebitamento, è stato quello più usato dai Direttori Finanziari durante l’ultima stagione delle trimestrali”, prosegue Baldessari.
Tuttavia, molti esperti fanno notare come queste dinamiche abbiano portato l’extra-rendimento offerto dalle obbligazioni societarie rispetto ai bond governativi a ridursi molto negli ultimi mesi, portandosi in alcuni casi sui minimi degli ultimi anni. E la parola ‘bolla’ è comparsa sulla bocca di molti per descrivere questa situazione.
“Per la seconda parte dell’anno, le maggiori soddisfazioni potrebbero quindi arrivare dalle obbligazioni governative, in particolare quelle di migliore qualità, in uno scenario di progressivo calo dei rendimenti. In Europa, le scadenze più interessanti sono quelle comprese tra i 7 e 10 anni: i rendimenti offerti dai titoli in questo segmento di curva forniscono infatti un cuscinetto che può compensare ulteriori risalite dei tassi” se l’inflazione continuasse a rifiutarsi di tornare verso il target delle banche centrali, sottolinea Baldessari.
Le opportunità quindi non mancano, ma occorre utilizzare cautela, perché si trovano in angoli del mercato più nascosti e spesso più rischiosi a cui conviene avvicinarsi attraverso una gestione attiva professionale, per estrarre il maggior valore e al contempo ridurre i rischi di volatilità.
“Ci sono ancora numerose opportunità nel settore dei titoli ad Alto Rendimento, soprattutto tra le nuove emissioni, caratterizzate da prezzi vicini alla pari e cedole elevate (>5%). La scelta di questi titoli, che comporta un rischio creditizio significativo, deve però essere affidata a un investitore professionale, evitando il fai da te”, rimarca Baldessari.
L’esperto di Banca Generali predica “cautela anche per l’investimento nelle obbligazioni emesse da paesi emergenti, il cui extra-rendimento rispetto a quelle dei Paesi sviluppati si è assottigliato in media fino a 260 punti base, sui minimi dal 2017. Ci sono comunque alcune aree molto promettenti, in particolare il mercato obbligazionario domestico indiano, un settore che solo di recente ha cominciato ad aprirsi agli investitori internazionali. A partire da giugno, i titoli governativi indiani saranno inseriti negli indici obbligazionari emergenti di Jp Morgan, quelli più seguiti dai fondi comuni: gli analisti prevedono flussi in entrata per circa 30 miliardi di dollari”.