A livello settoriale i migliori risultati sono arrivati da titoli energetici e finanziari
Le trimestrali alla prova dell’inflazione e dei tassi d’interesse
Bancari, energetici, industriali o tecnologici. Chi ha vinto la “gara” dei bilanci trimestrali?
Il periodo ottobre-novembre è stato denso di appuntamenti per la comunità finanziaria perché le aziende quotate in Borsa hanno presentato i bilanci del terzo trimestre dell’anno, quello compreso tra gli inizi di luglio e la fine di settembre. Com’è andata la stagione calda per il business delle società presenti sul listino?
Difficile rispondere in maniera univoca poiché il 2022, un anno assai denso di avvenimenti, ha visto le aziende di certi settori macinare una montagna di ricavi e profitti mentre le società di altri settori hanno invece arrancato non poco per un mix di fattori concomitanti: l’aumento dei tassi d’interesse, il rallentamento dei consumi, l’inflazione e le avvisaglie di una possibile recessione, almeno in Europa.
I comparti migliori e peggiori
Le aziende che hanno presentato bilanci da incorniciare sono senza dubbio quelle del comparto energetico.
“Il settore energetico è risultato il maggiore contributore alla crescita degli utili dell’indice S&P 500 con utili in rialzo del 46,9% come conseguenza del movimento del prezzo del petrolio che è risultato in media in questo trimestre a +30% rispetto al terzo trimestre 2021”, commenta Corrado Cominotto, responsabile delle Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali.
Sul fronte opposto, la sfida delle trimestrali è stata quasi una “Caporetto” per le Big Tech, cioè le grandi corporation del settore tecnologico quotate sul listino statunitense del Nasdaq. Tutte hanno subito pesanti ribassi sul mercato proprio dopo la presentazione dei conti trimestrali.
Meta, la società fondata da Mark Zuckerberg che controlla i celeberrimi social network Facebook e Instagram, ha subito un paio di settimane fa un tonfo dopo aver comunicato un calo dell’utile netto del 52% rispetto al terzo trimestre dell’anno scorso. In affanno anche il titolo di Amazon, colosso del commercio elettronico che ha registrato un utile netto trimestrale in calo del 9% su base annua e ha preannunciato ricavi sotto le aspettative anche per il prossimo trimestre. La musica non cambia se si guardano i dati di Alphabet, la holding che controlla il motore di ricerca Google e che, tra luglio e fine settembre, ha visto scendere il proprio utile netto a 13,9 miliardi di dollari dai 18,9 miliardi dell’anno passato.
“Negli Stati Uniti”, aggiunge Cominotto, “gli utili sembra comincino ad essere condizionati dai forti rialzi della banca centrale, sebbene il mercato sia risultato anche in questa area geografica in salita nelle ultime settimane. Più in dettaglio la crescita del trimestre anno su anno si è attestata al +2.2% (dato più basso dal terzo quarter del 2020) con il 69% delle società che hanno battuto le stime degli analisti”. Questo dato, sottolinea Cominotto, risulta inferiore alla media degli ultimi cinque e dieci anni in cui le società hanno battuto le stime degli analisti rispettivamente del 77% e del 73%. Anche a livello settoriale risultano alcune differenze rispetto all’ Europa con i titoli finanziari che non sono riusciti mediamente a battere le stime. Buoni risultati invece per i settori energetico e farmaceutico.
Trimestrali: Il settore bancario
Anche le banche hanno mostrato forza nei conti trimestrali. Ciononostante, nelle scorse settimane Moody’s ha deciso di abbassare gli outlook sulle banche di diversi Paesi europei: Italia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia e Slovacchia. A pesare sono la crisi energetica, l'inflazione alta e l'aumento dei tassi di interesse che indeboliscono la crescita economica, influenzando il merito creditizio di molte imprese e famiglie, provocando un aumento dei prestiti sofferenti. Tuttavia, la prosecuzione della fase di incremento dei tassi da parte della BCE, senza che questo provochi una recessione molto forte dell’economia, rappresenterebbe lo scenario ideale per il settore bancario, considerato anche che le quotazioni delle azioni del settore sono ai minimi storici in termini di sottovalutazione rispetto al mercato generale.
Trimestrali, Europa e Usa a confronto
Nel complesso Cominotto ritiene comunque che la stagione delle trimestrali europee risulti solida con le stime di crescita degli utili battute nel 48% dei casi e non raggiunte nel 27% (netto +21%). “In media gli utili sono stati battuti del 7,4%”, dice il responsabile delle Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali, che aggiunge, “a livello settoriale i migliori risultati sono arrivati ancora una volta da titoli energetici e finanziari, mentre sotto la media real estate, comunicazioni e industriali. La crescita del trimestre nel complesso per l’indice Msci Europe si posiziona al +25,9% anno su anno con gli energetici fra i migliori settori con un +148% rispetto alla tecnologia che risulta in questo trimestre sostanzialmente invariata (-1%). Riguardo le vendite la crescita media europea anno su anno si attesta al +23%”.
A livello geografico, l’Italia si posiziona al secondo posto come numero di sorprese positive dei risultati trimestrali con società che battono le stime nel 65% dei casi, dietro solo al Regno Unito al 90%. Fanalino di coda la Svizzera con più società che hanno sorprese negative rispetto a quelle con sorprese positive (-15%). I titoli Value hanno battuto le stime nel doppio dei casi rispetto ai titoli growth mentre le large cap hanno battuto le stime nel triplo dei casi rispetto alle mid cap.
Su base annua le crescite degli utili per quest’anno sono previste al +10% a livello globale, +6,2% negli Stati Uniti e +18% in Europa. Il rapporto prezzo/utili risulta ancora favorevole all’area Euro con multipli di 11,6 volte rispetto alle 18 volte degli Stati Uniti.